L’hai onorata, come se fossi stato un Giovanni Loseto o un Igor Protti. Anche se non l’hai mai indossata, vista anche l’età non più giovanissima, hai tenuto alto l’onore del Galletto quando ormai nessuno ci credeva più. Caro Guido Angelozzi, quando sei arrivato avevo fiducia in te: era difficile rimpiazzare uno come Giorgio Perinetti e infatti le cose non sono andate subito bene. Una retrocessione amarissima dopo un decimo posto in serie A, ultimo posto con l’onta del calcioscommesse a far da contorno a quella maledetta stagione.

Guido, ce l’avevo anche con te, lo ammetto. In quel momento però tutti eravamo responsabili: dalla presidenza al massaggiatore fino all’ultimo tifoso. Nessuno si era accorto di quello che stavano combinando Andrea Masiello e compagni. Hai promesso di riportare Bari dove merita e ce l’hai fatta: la tua grande vittoria è stata riportare quasi sessantamila persone allo stadio per un semplice Bari-Novara. Il miracolo l’hai fatto tu mentre una famiglia che si vantava di aver fatto vedere il calcio a Bari per oltre trent’anni si è defilata al punto di far la figura di chi scappa.

Grazie Guido perchè tu c’eri anche quando allo stadio c’erano 936 paganti e tu ci mettevi sempre la faccia nonostante sconfitte inopinate e prestazioni squallide. I tuoi mercati fatti con pochi spiccioli e molte plusvalenze: i Ceppitelli, Sabelli, Sciaudone hanno davanti adesso un futuro radioso anche grazie al tuo instancabile lavoro. Certo, ci sono stati momenti difficili dove qualcosa non è andata per il verso giusto: i tuoi sfoghi in conferenza stampa per esempio. Molte volte non eri d’accordo con la critica e lo ammetto, anch’io ho storto il naso davanti a certi atteggiamenti e pugni sbattuti.

Oggi hai chiesto scusa di tutto ciò lasciando quel che rimane del favoloso Bari di fine stagione, nelle mani di un altro eroe del calcio barese ovvero Gianluca Paparesta. Ti ha chiesto di restare ma tu non hai voluto, troppo lo stress accumulato in questi quattro anni. Ma oggi non dovevi chiedere scusa a noi, sono io che mi levo il cappello e ti ringrazio: “Scusa Guido, ho sbagliato. Grazie per tutto ciò che hai fatto. Senza alcun rancore”