C’è un lavoro in Italia che potrebbe entrare di diritto tra i più difficili del mondo. Ed è arbitrare Roma-Juventus. Perché la partita che può valere un campionato, nell’illusione (probabilmente vana) che il tricolore non sia già stato virtualmente vinto, si trasforma facilmente nella fiera del piagnisteo all’italiana. Che sia con accento francese, o meno.

Roma-Juventus è un pianeta parallelo al calcio italiano. Quasi un satellite che ci gira attorno. Per Roma, e i romanisti, è una delle due partite da cerchiare in rosso già a fine Luglio alla compilazione dei calendari. L’altra è il derby, ma Roma-Juve vale quasi come un derby. Tra cartoline sbiadite che riportano agli anni ’80, a Falcao, Platinì e…Turone. Perché Roma-Juve è l’unica partita al mondo in cui alla fine ci sarà sempre una polemica. Che sia da una parte o dall’altra. Non importa. E arbitrare Roma-Juve è un compito ingrato, toccato questa volta al signor Orsato di Schio.

Qualche complottista ci ha pensato addirittura prima della partita: Orsato fu beccato dopo un Napoli-Roma qualche tempo fa con uno zainetto marchiato Roma. C’è la foto, caricata da un giornalista napoletano su Twitter. E non è un fotomontaggio. Ma non viene in mente a nessuno che magari sarà un regalo, un qualcosa di cui si può anche andare fieri. Questo calcio è abituato a pensar male, figlio del pensiero andreottiano. E allora ci son polemiche prima di giocare. Che sarebbe come criticare un piatto senza averlo assaggiato.

Roma-Juve è questo. La partita nella quale due centimetri dentro o fuori dall’area possono portare ad un’interrogazione parlamentare. Il duello infinito giocato tra TuttoSport e Corriere dello Sport, ma non dite a nessuno che l’attuale direttore del quotidiano romano ha avuto lo stesso ruolo su quello torinese, e che l’editore è lo stesso. Ci rimarrebbero male, e domani non saprebbero cosa leggere. Tutto nella norma, è Roma-Juve. E il pensiero va all’arbitro. Li anticipo, mi ci metto prima di loro. Per dirti, caro Orsato, che ti voglio bene. E che stasera non ti invidio.