Dopo aver atteso qualche giorno, la Sharapova ha deciso di passare al contrattacco, pubblicando un altro lungo post sulla sua pagina facebook, dopo quello in cui aveva spiegato il suo stato d’animo. Con questo la tennista russa ha voluto fornire alcune importanti precisazioni.
Sono consapevole che alcuni media – non tutti, ma alcuni – alterino e non riportino i fatti che sono successi. Un resoconto sostiene che io sia stata avvertita 5 volte sul fatto che la medicina che stavo prendendo sarebbe stata vietata. Questo non è vero e non è mai successo. Questo è un distorcimento delle attuali “comunicazioni” che vengono fornite o che semplicemente erano postate su una pagina web. Non accampo scuse sul fatto di non conoscere del divieto. Vi ho già detto dell’email che ho ricevuto il 22 dicembre 2015. L’oggetto principale era “I cambiamenti principali nel programma tennis antidoping per il 2016“. Ci avrei dovuto prestare maggiore attenzione. Ma le altre “comunicazioni“? Erano sepolte in newsletters, siti web o fascicoli.
Il 18 dicembre- prosegue la Sharapova– ho ricevuto un email dal titolo “News per le giocatrici“. Conteneva una newsletter su un sito che conteneva a sua volta tonnellate di informazioni sui viaggi, prossimi tornei, ranking, statistiche, bollettini, auguri di compleanno e sì, informazioni anti-doping. Se una giocatrice voleva trovare le info precise sulla medicina aggiunta alla lista antidoping, era necessario leggere una dozzina di link non inerenti e andare nella categoria “news per le giocatrici“, trovare la categoria “Player Zone“, mettere una password, username, leggere la home con più di tre dozzine differenti di link su argomenti diversi, trovare la categoria “Cambiamenti nel 2016 per il programma tennis anti-doping e informazioni”, cliccarci e leggere una pagina con tre dozzine di link riguardanti molteplici argomenti antidoping. Poi dovevi cliccare sul link corretto, aprirlo, andare a pagina 2 ed lì avrei trovato un medicinale dal nome diverso da quello che stavo prendendo.
In altre parole- continua a spiegare Maria– per sapere di questo “avviso”, dovevi aprire una mail con un titolo che non aveva nulla a che fare con l’antidoping, cliccare sulla pagina web, mettere una password, un username, cercare, cliccare, cercare, cliccare, cercare, cliccare, scendere e leggere. Suppongo che alcuni media chiamino un avvertimento. Penso che la maggior parte delle persone direbbero che è troppo difficile da trovare. C’era anche un “depliant” distribuito in vari tornei ad inizio 2016, dopo che il ban era entrato in vigore. Questo documento aveva centinaia di parole, la maggior parte tecniche, in caratteri minuscoli. Lo avrei dovuto studiare? Sì. Ma se vedete questo documento (dice riferendosi alle foto postate), sapete cosa voglio dire.
Di nuovo, nessuna scusa, ma è sbagliato dire che io sia stata avvertita cinque volte.
C’era anche un altro titolo che diceva, “4-6 settimane di normale trattamento per il caso di Maria Sharapova“. Quel titolo è stato scritto da molti giornalisti che non dicono ai loro ascoltatori e lettori cosa il resto della storia dice. La storia riporta le dichiarazioni del produttore del mio medicinale che dice: “La cura può essere ripetuta due o tre volte all’anno. Solo i medici possono seguire e valutare le condizioni del paziente e stabilire le condizioni di salute del paziente e stabilire se il paziente dovrebbe assumere il meldonium per un periodo più lungo.”
Questo è esattamente cosa ho fatto. Non ho preso la medicina ogni giorno. L’ho presa per come mi aveva consigliato il dottore e l’ho presa nelle piccole dosi raccomandate.
Sono orgogliosa per come ho giocato a tennis. Sono stata onesta e aperta. Non fingerò di essere infortunata per nascondere la verità riguardo il mio controllo. Attendo che l’ITF ricevi le mie cartelle cliniche dettagliate.
Spero- conclude la Sharapova– che mi sarà permesso di giocare a tennis nuovamente. Ma non importa, voglio che voi, i miei tifosi, sappiano la verità e che conoscano i fatti.
– Maria
Un accorato e legittimo tentativo di difendersi da parte della tennista russa anche se il fatto che lei e il suo staff abbiano ignorato anche un solo avviso è strano e negativo, per quanto sia comunque lodevole che si sia esposta così, mettendoci la faccia. Nella parte finale del comunicato lancia anche una frecciata: a chi si sarà voluta riferire quando parla di simulare infortuni per coprire i controlli? Forse a Nadal, accusato direttamente dall’ex ministro alla salute e allo sport francese, Bachelot, di aver usufruito di un silent ban nell’estate del 2012? Ricordiamo che proprio Rafa è stato tra i colleghi che più hanno criticato la Sharapova.