C’era una volta l’Inter di Mancini che vinceva scudetti, coppe Italia e supercoppe a ripetizione, forse non legittimati dalla forza di un avversario all’altezza, che aveva però gettato le basi per il percorso che da lì a poco avrebbe portato l’Inter di Massimo Moratti sul tetto del mondo.
C’era una volta una squadra vinceva il campionato, la Champions League e la coppa Italia in una sola stagione aggredendo gli avversari con rabbia, agonismo e tecnica fino a superare i contendenti in ogni gara di ogni competizione. C’era una volta l’Inter del triplete guidata da un tecnico arrogante, polemico, ma tremendamente ambizioso e preparato.
C’era una volta l’Inter di Josè Mourinho, lo Special One che aveva reso speciale una squadra che fino a quel momento era stata capace di vincere solo nei confini nazionali e una volta oltrepassati, dimostrava tutte le sue debolezze. L’Inter che batteva i campioni del Barcellona bello e invincibile e completava il capolavoro, a spese del Bayern, con l’indimenticabile serata del 22 maggio 2010. Era l’Inter del Principe Milito che segnava ad occhi chiusi, l’Inter dei campioni brasiliani ed argentini ma anche degli olandesi, africani e serbi con tecnica sopraffina ed un attaccamento alla maglia mai visto prima dalle parti di San Siro. Un miscuglio “internazionale” di qualità concentrate in una squadra che era riuscita a partorire l’emozione più grande, attesa da una vita, autentica “ossessione” per i tifosi interisti.
Quella notte l’addio di José Mourinho segnava l’inizio di una parabola discendente che sembra non avere fine e che ha portato l’Inter dalla cima del mondo alla mediocrità attuale di una squadra di metà classifica.
Una squadra che dal 2010 ha provato più volte a ripartire con risultati però fallimentari. Ha ingaggiato lo spagnolo Benitez che, fallito l’appuntamento con l’Atletico Madrid per la supercoppa europea ha vinto la coppa intercontinentale contro il Mazembe, ma è stato cacciato dopo sei mesi per far posto all’ex milanista Leonardo la cui Inter svanisce come neve al sole con le sconfitte del derby e contro lo Schalke 04.
Nei due anni a seguire i tifosi hanno assistito ai tentativi privi di ogni progetto tecnico di affidare la squadra a Gasperini (subito esonerato), Ranieri e al giovane Stramaccioni a cui non è stato dato il tempo di esprimersi in una società che era intanto scivolata fuori anche dall’Europa League.
C’era una volta l’Inter e adesso non c’è più; tutto quello che rimane è solo un dolce e sbiadito ricordo. Adesso c’è una società che ha cambiato proprietà (da Moratti a Thohir) ed una squadra priva di gioco e di attacco mordente capace di rivitalizzare una squadra come il Parma che finora aveva perso 8 partite su 9. Adesso c’è una squadra che non riesce a mettere in difficoltà gli avversari, una squadra caratterizzata da un gioco noioso, statico e privo di emozioni con giocatori che sembrano essere lontani parenti di quelli che onoravano la maglia nerazzurra con vittorie su tutti i campi. Adesso c’è una squadra affidata ad un allenatore (Mazzarri) che non ha mai vinto niente, che non è mai riuscito a creare un feeling con i tifosi, quei tifosi della “pazza Inter” che non si rassegnano a tutto questo, non meritano un tecnico incapace di assumersi una seppur minima responsabilità, un tecnico incapace di dare alla squadra un gioco efficace. Tifosi che vedono all’orizzonte un’altra stagione da “zeru tituli“, ma ora qualcuno spieghi il perché c’era una volta l’Inter e adesso non c’è più.