In una Puglia che negli ultimi anni ha perso tanto dal punto di vista sportivo, con il Lecce che sfiora la promozione in Serie B ed il Bari che, dopo anni d’inferno, è tornato a sognare il massimo campionato, è il Basket ad aver riportato entusiasmo nel tacco dell’Italia.
L’ Enel Brindisi , infatti, la scorsa stagione si è tolta parecchie soddisfazioni, in un PalaPentassuglia quasi sempre gremito. Ed oltre ad aver portato nel brindisino giocatori del calibro di Jerome Dyson, Ron Lewis, Michael Snaer, e ad aver confermato capitan Bulleri, sono arrivati anche notevoli risultati. Su tutti il titolo di campione d’inverno, il primo della storia per il club biancoazzurro. Indimenticabile il tris di vittorie inanellate contro Siena, Pesaro e Sassari. E, nonostante una sfortunata seconda fase, ha concluso il campionato al quinto posto, disputando i play-off scudetto e accedendo in Europa per la prima volta.
Un po’ per quanto successo con Massimo Moratti all’Inter, però, qualche giorno fa sono arrivate le dimissioni del Presidente onorario Massimo Ferrarese, l’uomo della grande rinascita dell’ Enel Brindisi. Ed anche in questo caso per divergenze societarie: “Se da 13 soci del 2011 si è arrivati ai tre di oggi, evidentemente il problema non riguarda solo Massimo Ferrarese – le parole rilasciate al ‘Corriere del Mezzogiorno’ –. Se un imprenditore, facendo tanti sacrifici, destina a una società di basket, dalla quale non ricava certo utili o profitti, 100 mila euro l’anno, forse si aspetta qualcosa in cambio. Ad esempio? Partiamo dalle cose più banali: una e-mail con la quale lo si informa dei nuovi acquisti dei giocatori, un invito alle cene con la squadra o a qualche manifestazione pubblica, un coinvolgimento a tutto tondo nelle attività societarie. Non dimentichiamo che chi investe in uno sport è prima di tutto un tifoso. Se invece di mille euro di abbonamento ne spende 100 mila per le quote in società, una ragione ci dovrà pur essere”.
Una notizia che ha lasciato sconvolta la città, ma la frattura con Nando Marino è ormai insanabile: “Sono tutte cose che gli ho detto pubblicamente, durante le assemblee societarie, e lui mi sembrava disponibile a modificare il suo atteggiamento, ma alla prova dei fatti non è stato così. Diciamo che è un asso “quasi pigliatutto”. Non si possono mortificare i soci, lasciarli in un cantuccio. Chi investe ha bisogno di essere coccolato. E, ripeto, non parlo per me che ho altri modi per conquistarmi la visibilità. Né voglio fare polemica, ma se si rimane in tre qualcuno dovrà porsi qualche domanda. Se ho lasciato per questo? Sì, perché non vorrei mai veder morire la mia creatura più bella, dopo i miei figli, s’intende. Meglio fare un passo indietro, per quanto doloroso possa essere. E ho voluto farlo nel momento storico più bello per la squadra, quando è ormai all’apice. Posso dire con orgoglio di aver mantenuto tutte le mie promesse, e chi mi segue da dieci anni lo sa”.
Addio alla società, dunque, da parte dell’imprenditore che ha acquistato le azioni dell’ Enel Brindisi nel 2004, quando la squadra militava in B2. Ma di abbandonare il palazzetto, proprio no: il suo posto, nella prima fila in tribuna d’onore, avrà sempre un proprietario: Massimo Ferrarese.