Terzo posto nel medagliere finale alle spalle di Stati Uniti ed Olanda, ma con la consapevolezza che, quanto a squadra, l’Italia in questo momento è una delle nazionali di riferimento. È a dir poco lusinghiero il bilancio azzurro di ritorno da Yorkshire 2019, dove si sono appena conclusi i Campionati Mondiali di ciclismo su strada.
Se è incredibilmente mancata la medaglia tra le donne, gli uomini di tutte le categoria hanno dimostrato il loro valore. La prima vera sorpresa è rappresentata dalle cronometro, dove l’Italia ha finalmente agguantato l’élite mondiale dopo essere stata per anni una comparsa: Antonio Tiberi ha conquistato una epica medaglia d’oro tra gli juniores, mentre Filippo Ganna si è definitivamente consacrato tra gli élite anche su strada, dopo tanti allori in pista conquistati nonostante la sua giovane età.
Straordinarie anche le prove in linea, in cui abbiamo portato a casa l’argento con Alessio Martinelli, l’oro con Samuele Battistella e l’argento con Matteo Trentin. Proprio nella gara regina, quella dei professionisti, è emersa la forza di un gruppo che ha dominato la corsa risultando protagonista dal primo all’ultimo chilometro, salvo cedere poi in quella volata beffarda vinta dal danese Mads Pedersen.
Certo, il rammarico per aver mancato la maglia iridata di un soffio è tanto, ma la delusione deve lasciare il posto alla consapevolezza di chi sa che, pur non partendo con i favori del pronostico, ha saputo domare gli avversari ridimensionandone la forza.
Mathieu Van Der Poel, favorito numero uno, ha fatto una gran gara, salvo poi essere colpito da una improvvisa crisi di fame a pochi chilometri al traguardo. Gli altri big, invece, non sono pervenuti: Julian Alaphilippe, Greg Van Avermaet, Michael Matthews, Alexander Kristoff, Peter Sagan hanno raccolto le briciole al termine di un Mondiale durissimo, in cui solo 46 atleti sui 197 partenti sono giunti al traguardo, soprattutto per via delle impervie condizioni atmosferiche.
Intanto gli azzurri ritornano sul podio undici anni dopo il trionfo di Alessandro Ballan. Vi ritornano dopo grandi prove degli ultimi anni (Doha 2016, Bergen 2017 e Innsbruck 2018), in cui era però mancato il podio. E la rinascita azzurra dopo anni di stenti ha un solo artefice: Davide Cassani, ct della nazionale e supervisore di tutte le categorie, che ha avuto il merito di rendere coeso un gruppo e plasmarlo come un’unica entità, oltreché di credere fortemente nel settore giovanile rilanciando, tra l’altro, anche il Giro d’Italia Under 23.