Dovrei parlare della sconfitta dell’Italia, del fallimento Mondiale, delle dimissioni di Abete e Prandelli, ma non ci riesco. Il mio pensiero va ai genitori di Ciro Esposito, lo sfortunato tifoso del Napoli deceduto poche ora fa dopo il repentino peggioramento nella giornata di ieri. Ciro, così come veniva chiamato da tutti, era stato ferito gravemente da un colpo di pistola nel corso degli incidenti avvenuti prima della finale di Coppa Italia giocatasi a Roma. Da quel maledetto 3 maggio lo sfortunato ragazzo di 24 anni ha lottato tra la vita e la morte in una stanza del Policlinico “Gemelli”, arrendendosi questa notte. Ciro non c’è più, inutile girarci intorno.
Inutile affermare “Non si può morire per una partita di calcio” quando poi, tra un mese, durante le amichevoli pre-campionato, si registreranno incidenti tra due tifoserie con vari feriti. Il calcio italiano è allo sfascio, non solo sportivamente parlando, ma anche dal punto di vista morale. Non esiste più la dignità, il coraggio di prendere una decisione vera e ferma. Si cercano sempre sotterfugi per mascherare i reali problemi che ci sono da tantissimi anni, ma che vengono presi alla leggera, inventando leggi che farebbero ridere anche l’ultimo cittadino del mondo. Tutti ad affermare “L’Inghilterra ha sconfitto la violenza”, ma anche qui la falsità regna sovrana. Le norme anti-violenza in Gran Bretagna hanno causato la strage di Hillsborough, nella quale morirono 96 persone. Fu colpa della polizia di South Yorkshir, ma questo in Italia nessuno lo ricorda, forse perché fa comodo.
Adesso tutti cercano il colpevole, tutti piangono la morte di Ciro Esposito, ma saranno genitori, parenti e amici a sentire la mancanza di questo sfortunato ragazzo scomparso nel bel mezzo della giovinezza. Ci vorrebbe un esame di coscienza da parte di tutti, dal primo cittadino di Aosta finendo a Trapani, perché adesso è facile sparare a zero su Tizio e Caio. E’ altrettanto comodo affermare che le trasferte andrebbero abolite, come ha fatto l’ex capo tifoso del Napoli Gennaro Montuori, privando l’innocente ragazzino di 5 anni della gioia di vedere una normale partita di calcio. Così facendo vincerebbero i delinquenti, quelle “persone” che si recano nei pressi degli stadi solo per provocare incidenti e quant’altro. A cambiare deve essere la cultura italiana, eliminando campanilismi diventati beceri nel corso di questi ultimi 25 anni, altrimenti non si va da nessuna parte. La morte di Ciro non può essere strumentalizzata, non può essere oggetto di discorsi ipocriti perché, così facendo, il ragazzo di Scampia, accanito supporter del Napoli morirebbe due volte.