E’ domenica, magari la maggior parte delle spiagge saranno piene e io, tra poco, ne approfitterò per recarmi al mare dopo una settimana di lavoro. Le ferie, vacanze per il sottoscritto non finiscono. Semplicemente nemmeno iniziano, perché le notizie viaggiano alla velocità della luce e bisogna essere sempre pronti a essere sul pezzo. Ieri sera ho fatto tardi, ho visto l’alba, e di questo non interessa una cippa, anche perché bisognerebbe parlare di calcio. Va bene, lo faccio. Mettetevi comodi, chi sulla sedia sdraio con il suo bel tablet, chi al cellulare di ultima generazione, chi a casa, perché il tempo non è dei migliori o la sbronza del sabato sera ha fatto male all’apparato digestivo. Un po’ come il Fair Play Finanziario, ideato e attuato dall’Uefa e dal quel “genialaccio” di Michel Platinì per far quadrare i conti delle società europee.

Regole chiare, che, purtroppo, non vengono mai rispettate. In Italia, due club di prima fascia rischiano grosso. Roma e Inter, infatti, presentano dei conti in rosso, con il serio rischio di non poter partecipare alle prossime competizioni europee (secondo i validissimi colleghi di Goal.com). Perché si è arrivati a questo punto? Perché in Italia vige l’obbligo di ricercare la vittoria a tutti i costi, soprattutto se sei un grande club, con il bilancio che viene puntualmente messo in quarto piano (mica in secondo) causando problemi negli anni a venire. Pallotta da una parte e Thohir dall’altra stanno facendo salti mortali per mettere quadrato nelle rispettive casse ma, senza una cessione eccellente la situazione è destinata a peggiorare, come nei film horror.

Se nel nostro Paese esistono società in difficoltà, le cosiddette potenze mondiali, che rispondono al nome di Real Madrid, Paris Saint Germain, Manchester City e altri, hanno trovato l’escamotage per aggirare la norma “platiniana” avvalendosi di un’idea niente male. Acquistano i calciatori come Di Maria per una cifra complessiva di 70 milioni di euro, ma dividono la spesa in due tranche: 10 milioni per il prestito, riferito al bilancio di quest’anno, e la restante somma il prossimo anno. Il gioco è fatto, senza nessun richiamo dell’Uefa che, evidentemente, chiude entrambi gli occhi per questi “giochini” di mercato. Fatto sta che anche queste trattative fanno capire un concetto fondamentale: in Italia non ci sono soldi, nel resto dell’Europa si. E intanto Carlo Tavecchio vorrebbe cambiare il nostro calcio.