Giovanni Malagò viene confermato Presidente del Coni per la seconda volta consecutiva: a differenza di quanto accaduto quattro anni fa, quando a sorpresa riuscì a scalzare dalla massima carica italiana il favorito Giovanni Petrucci, stavolta è tutto facile per il cinquantanovenne romano.
Suoi 67 voti su un totale di 75 (il resto diviso tra schede bianche e preferenze all’unico sfidante in lizza, Sergio Grifoni), così per il prossimo quadriennio sarà ancora lui a capo del nostro movimento nazionale. A completare la sua squadra di governo saranno Franco Chimenti e Alessandra Sensini nel ruolo di vice presidenti, Roberto Fabbricini come segretario generale e Carlo Mornati in qualità di vice segretario.
Forte di tanti punti programmatici rispettati nel corso del primo mandato, Malagò ha incassato la fiducia da parte dei rappresentanti delle varie federazioni. Ha rivendicato, infatti, alcuni importanti risultati raggiunti sia sul piano amministrativo che su quello sportivo: la riforma della giustizia sportiva, che ha portato allo snellimento dei tempi dei processi e a pari regole per ciascuna delle federazioni affiliate; la lotta al doping fatta con regole chiare divenute un modello “da imitare” dagli altri Paesi; gli stretti rapporti con i governi di turno, che l’hanno portato ad ottenere cento milioni annui destinati allo sport nelle periferie.
Dal punto di vista sportivo, poi, c’è stata la proficua spedizione ai Giochi Olimpici di Rio 2016, conclusa con la permanenza dell’Italia nella top ten mondiale, nonostante le evidenti lacune che il nostro Paese continua ad avere a livello strutturale. Rimane un solo grande rammarico: quello di aver dovuto rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024 dopo il parere contrario giunto dal comune di Roma.
Ora si guarda con fiducia al futuro: bisogna, tra le altre, cose, riportare lo sport a scuola (su questo punto siamo il fanalino di coda in Europa) e riconfermarsi ad alto livello alle Olimpiadi di Tokyo 2020, senza dimenticare i giochi Invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud, dove si dovrà fare meglio della deludente edizione di Sochi 2014 (nessun oro messo in bacheca).
“Serve coraggio, mettiamocelo”, il monito di Malagò a margine della sua rielezione.