La goal-line technology va di moda. Anche in Italia. Dove quando c’è un anglicismo di mezzo siamo esaltati a prescindere. Ci piace. Figuriamoci se poi si tratta di un’innovazione tecnologica che nel calcio è attesa da anni. Lo ha annunciato Tavecchio: dalla prossima stagione l’Italia avrà la goal-line technology, che poi altro non sarebbe che uno strumento tecnologico per stabilire in casi dubbi se la palla ha varcato la linea di porta ed è quindi gol o meno.
Ma cos’è, nel dettaglio, la goal-line technology? Abbiamo capito a cosa serve, ed era piuttosto elementare. Ma la goal-line technology può utilizzare diversi sistemi. L’IFAB (International Football Association Board), che si occupa dell’approvare le modifiche dei regolamenti nel calcio e di farli applicare a tutte le latitudini e a tutte le categorie, ha approvato il GoalRef e l’Hawk-Eye nel Luglio del 2012. Il GoalRef è un sistema che è stato messo appunto in Danimarca all’inizio di questo decennio e che si basa sull’induzione magnetica. Esso è stato sviluppato soprattutto grazie alla federazione internazionale della Pallamano e della Fraunhofer-Gesellschaft, una società che si occupa di ricerca applicata, con oltre 18.000 ricercatori e un budget che arriva quasi ai due miliardi di Euro annui. Fu testato prima nel massimo campionato danese e poi venne approvato anche dalla Fifa.
Così come venne approvato anche l’Hawk-Eye, in italiano “occhio di falco”, che è utilizzato ormai da 10 anni nel Tennis e nel Cricket. L’occhio di falco utilizza quattro telecamere poste in posizione diversa che seguono il percorso della palla e riescono tramite i pixel dell’immagine a ricostruire il punto preciso in cui essa si trovi in ogni frazione di secondo. Un sistema che nel tennis ha avuto sicuramente un buon successo, seppur la richiesta di utilizzo da parte dei calciatori è limitata da regolamento. Entrambe queste tecniche vennero utilizzate nel Mondiale per club del 2012, ma furono poi scartate per la Confederations Cup del 2013.
Quando fu deciso di virare sul Goalcontrol 4D. Quattordici telecamere seguono la partita e monitorano la posizione del pallone. Ed è semplificato anche il ruolo dell’arbitro, che grazie ad un sensore riceve un segnale quando la palla ha oltrepassato la linea. Quando ciò non avviene non riceve nessuno stimolo e può dunque considerare il tutto regolare. Un sistema che, oltretutto, è stato anche considerato più economico dalla Fifa che lo ha poi adottato alla Confederations e al Mondiale del 2014.
Uno studio condotto sulla Premier League della stagione 2010-2011 (in Inghilterra la tecnologia sarebbe entrata in vigore due stagioni dopo) evidenzia come il 30% degli errori arbitrali potrebbero essere evitati attraverso l’uso delle telecamere. Rimane il 70%, dovuto all’interpretazione e all’equivocità di tante situazioni, ma è già un qualcosa. In Italia si inizia a parlarne, e dal 2015-2016 dovrebbe essere realtà. Mentre il presidente della Lega di Serie B Abodi inizia già a proporsi per sperimentare il tutto nei play-off di questo campionato. E il regolamento, che vede i play-off come una competizione a parte, lo consente.
I costi? Si parte dai 250 mila Euro, per arrivare al doppio. Dipende, ovviamente, dalla tecnologia che si sceglie. Fu questo il motivo per cui quando fu proposto in Bundesliga con votazione dei club di Bundesliga 1 e 2 la mozione fu bocciata per i costi elevati. E l’Italia potrà permetterselo?