Massimo Ferrero non è più il Presidente della Sampdoria: il numero uno del club blucerchiato decade dalla massima carica societaria a seguito della violazione di norme federali in merito al crac Livingston, risalente al 2010.
Ricapitoliamo i fatti. Ormai sette anni fa la compagnia aerea Livingston, all’epoca appartenente alla FG Holding con a capo lo stesso Ferrero, annuncia il fallimento. Il 4 febbraio del 2016 il Gup di Busto Arsizio accoglie l’istanza di patteggiamento a un anno e dieci mesi presentata dal produttore cinematografico.
Quale è la correlazione tra il fallimento di una compagnia di volo e una società di calcio, vi starete chiedendo? Beh, in base alle norme della Federcalcio e della Lega Calcio, articolo 22 bis, “non possono assumere la carica di dirigente di società o di associazione, e se già in carica decadono, coloro che siano stati o vengono condannati con sentenza passata in giudicato a pene detentive superiori a un anno”. Avendo lui stesso patteggiato tale misura della pena, ha in tal modo infranto le regole federali, per cui ha ricevuto comunicazione nelle ultime ore del decadimento del suo incarico da Presidente del club ligure.
Ma Ferrero, proprietario della Samp dal 2015, anno in cui la eredita a titolo gratuito dall’ex Riccardo Garrone, non si arrende e annuncia il ricorso in Cassazione, non volendo rinunciare a tale incarico. Ma cosa cambia effettivamente alla società doriana? In fin dei conti poco o nulla. La carica di numero uno verrà probabilmente trasferita nelle mani di una persona di fiducia, forse un suo familiare – si fanno i nomi del braccio destro Antonio Romei o della figlia Vanessa Ferrero – e il Viperetta non potrà rappresentare la società nelle sedi ufficiali, ad esempio le riunioni della Lega Calcio. Ma è chiaro che ogni decisione in merito alla squadra spetta ancora a lui, che continuerà ad essere il proprietario.