Il Milan sta attraversando il periodo peggiore della gestione targata Filippo Inzaghi: in involuzione dal punto di vista del gioco e dei risultati, la squadra rossonera si sta inesorabilmente allontanando dalla zona Champions League e, allo stesso tempo, l’iniziale entusiasmo legato alla ritrovata armonia tra spogliatoio, allenatore e dirigenza sta perdendo quella carica propositiva che aspirava alla realizzazione degli obiettivi condivisi.
Il coraggio di osare, fattore spesso fondamentale per conseguire vittorie e bel gioco, è rimasto a Dubai e a quella amichevole con il Real Madrid, che ha fatto brillare gli occhi al presidente Berlusconi e a molti tifosi rossoneri, sbilanciando i giudizi di tutti verso un 2015 ricco di soddisfazioni e sorprese. L’arrivo di Cerci, poi, è stato salutato come la più abile e fulminea mossa di mercato di Galliani e della dirigenza rossonera verso un terzo posto alla portata del club.
Ma così non è stato. I modesti campi della Serie A hanno smontato, un pezzo dopo l’altro, la sfarzosa cattedrale nel deserto eretta dal Milan dopo la vittoria per 4 a 2 sui “Galacticos“, facendo precipitare quelle stesse illusioni di fronte allo spietato realismo di Sassuolo e Torino.
Il 2015 di Inzaghi inizia così con una parola dai toni cupi e preoccupanti: crisi. Crisi di gioco, di risultati, di punti e posizioni in classifica, senza soluzione di continuità tra quale di questi problemi sia superabile prima e con la migliore cura possibile. La diagnosi, tuttavia, sembra essere alla portata dell’allenatore piacentino perché si rispecchia nei numeri di una classifica deficitaria: contro Empoli, Cesena, Cagliari, Palermo, Genoa, Sassuolo e Torino i rossoneri hanno racimolato solo 4 punti e, di conseguenza, sarà indispensabile fare meglio con le squadre di seconda fascia per uscire dal tunnel-constatazione fin troppo banale ma vera-.
La cura prescritta è il coraggio. Osare di più contro avversari alla propria portata non può essere un azzardo se il nome della squadra che alleni è tanto prestigioso; costruire gioco, dominare il campo, evitare di rintanarsi nella propria area di rigore e mettere definitivamente al tappetto l’avversario con una bella serie di colpi è l’unica strategia vincente per risalire la china e Inzaghi, a partire dalla rivincita contro il Sassuolo in Coppa Italia, è chiamato a fare tutto questo.