Quando ormai tutto sembrava rimandato, ecco l’acuto finale. Fabio Quagliarella e la trattenuta malandrina del difensore danese, calcio di rigore sacrosanto che l’attaccante di Castellammare di Stabia ha realizzando scagliando una saetta nell’angolo. La Maratona fa festa, Ventura non sta più nella pelle e dopo pochi secondi anche i calciatori possono liberare la propria gioia. Il cuore del Torino è riassumibile in poche semplici parole: grinta, gambe e lucidità.
Già, perché la squadra granata ha vinto meritatamente una partita che sembrava maledetta. La lucidità di provarci fino all’ultimo senza palloni calciati a casaccio ma sempre seguendo i sapienti diktat tattici proposti dal tecnico genovese, le gambe e la forza di volontà nel cercare costantemente i primi tre punti del girone, la grinta di chi proprio non vuole fermarsi, di chi sarebbe rimasto deluso dopo il secondo 0-0 di fila in Europa League.
Fabio Quagliarella, che fino a pochi mesi fa faceva gioire l’altra metà della città, è stato il deus ex machina, colui che regalato la vittoria sofferta ai suoi ma è soltanto la punta di diamante di una squadra che sta riprendendo la sua marcia dopo un normale assestamento dovuto alle partenze di Cerci ed Immobile che si sono rivelate vere e proprie scosse che hanno colpito l’ambiente granata. È stata la vittoria di Gillet, Glik, Gazzi, Moretti, Larrondo e Darmian, rivalutati da Giampiero Ventura in una compagine che ha prodotto soprattutto l’anno scorso un bel calcio.
È la rivincita del Torino, dato troppo presto per morto da molti addetti ai lavori. Alcuni di loro hanno parlato di lotta per la retrocessione o addirittura di squadra che sarebbe potuta finire in serie B ma ancora una volta sta avendo ragione lui, Giampiero Ventura, modellatore di questa squadra che ormai non vuole più far smettere di sognare i propri tifosi.