Premessa: se siete scaramantici, preparatevi a gesti apotropaici di ogni natura.
Dalla B a Berlino è lo slogan a tinte bianconere che sta accompagnando in queste ore Pirlo e compagni alla finalissima di Champions League contro il Barcellona. Nove anni fa all’”Olympiastadion” l’Italia di Lippi, allenatore che sulla sponda bianconera ha mietuto trofei e soddisfazioni, si giocava un titolo mondiale, conquistato ai rigori contro la Francia, ora la Juventus di Max Allegri si gioca la vetta del calcio continentale per club: entrambe ci arrivarono da outsider e dopo un’estate tormentata (Calciopoli in casa azzurra, l’addio di Conte a Torino), ma le similitudini non si fermano qui.
A prescindere dallo stadio della finalissima, c’è un altro impianto sportivo tedesco che ha rappresentato la svolta per entrambe: parliamo del Westfalenstadion di Dortmund, dove l’Italia gelò per 2-0 i padroni di casa della Germania e i bianconeri guidati da Carlitos Tevez hanno superato con un tris in marzo i padroni di casa del Borussia. Buona la prima per tutte e due: all’epoca l’Italia superò per 2-0 il Ghana, stesso punteggio con cui la Juventus ha regolato il Malmoe. Tutto qui? No, perché ad allungare la sfilza delle coincidenze intervengono fattori esterni: Luca Toni, capocannoniere della A nove anni fa con la Fiorentina e quest’anno (alla pari con Icardi) con il Verona, o ancora le testate, Zidane nel 2006 e Britos a Morata in Juventus-Napoli 3-1 di due settimane fa. Restano delle costanti: Buffon, Barzagli e Pirlo. Loro c’erano e ci sono ancora. Di fronte avranno dei marziani, alle loro spalle milioni di sostenitori. Cari lettori bianconeri, potete rimettere le mani sul mouse: bando alla scaramanzia. Ah, ad allenare la Primavera juventina oggi è tale Fabio Grosso. Do you remember?
(Twitter: @GuerraLuca88)