“Posso anche morir di fame ma io rispetto sempre le squadre in cui sono stato. Sarebbe una cosa difficile da rifiutare di allenare il Milan, ma non mi si presenterà mai questa opportunità, parliamoci chiaro: se per caso succedesse in futuro non lo potrei mai allenare perchè sono stato 4 anni all’Inter e sono interista”. Così Sinisa Mihajlovic nel 2010 si esprimeva, in maniera anche piuttosto colorita su un suo possibile e al tempo remoto approdo in rossonero. Del resto, ad uno che con la maglia neroazzurra da calciatore ha vinto 2 Coppe Italia (2005-2006) ed un campionato (2005-2006) e da vice di Mancini due campionati (2006-2007 e 2007-20089 ed una Supercoppa Italiana (2006) un’affermazione del genere sembra calzare a pennello ma si sa le vie del pallone sono infinite ed ora Sinisa è ad un passo dal Milan e sta per unirsi alla folta schiera di coloro i quali hanno prestato giuramenti ai quali poi non hanno saputo ottemperare.
Fabio Capello ed il suo “Mai alla Juve”
Il più clamoroso tra i giuramenti di fedeltà poi non mantenuti degli ultimi anni è senza dubbio quello di Fabio Capello. Era il Febbraio 2004, la Roma del mister friulano si apprestava ad ospitare i bianconeri in quella che poi sarebbe diventata la celebre partita del “Zitti 4 e a casa” prounicato da Totti nei confronti di Tudor. Alla vigilia di quel match, l’allenatore giallorosso dichiarò: “Io alla Juventus? Non andrei mai ad allenare i bianconeri che reputo comunque, in assoluto, tra le prime cinque società al mondo” e non contento aggiunse: “Il fatto che io non vada ad allenare la Juve non significa che non mi abbiano cercato. Rispetto la società, ma a me non interessa andare lì: sono scelte di vita”. Parole chiare ed eloquenti, tanto eloquenti da vederlo fuggire dalla capitale in direzione Torino sponda bianconera dopo appena tre mesi. Quando si dice la coerenza.
Conte, la Juventus e il suo “rispeto per i tifosi non per la squadra”
Non clamorose come quelle di Capello ma quantomeno affrettate, così potremmo definire le dichiarazioni di Antonio Conte che nel giugno 2007 alla guida dell’Arezzo dichiarava: “C’è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi juventini ma ho poco rispetto per la squadra” ed aggiungeva: “Retrocedere così fa male però mi fa capire cose che già sapevo…Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che adesso ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito”. L’amarezza di una retrocessione, quella del suo Arezzo dalla B alla C1 provocata dalla clamorosa sconfitta interna della sua amata Juve contro lo Spezia portò Conte quasi a rinnegare il suo amore di una vita, ma in questo caso si è trattato di una delusione passeggera. Conte e la sua signora si riabbracceranno nel 2011 per vivere nuvoamente giorni felici.
Candreva e Ancelotti: quando il passato pesa
“Benvenuto all’inferno”, fu accolto così Antonio Candreva nel gennaio 2012 poco dopo il suo arrivo alla Lazio ed il tutto per questa storia poi spiegata dallo stesso Candreva qualche mese dopo quando successivamente alla rete realizzata (con la gentile complicità di Goicoichea) in un derby vinto 3-2 dai biancocelesti l’esterno romano riuscì ad entrare nei cuore dei tifosi laziali. “Sono cresciuto a Tor de’ Cenci- spiegò Candreva- quartiere romanista. Ho cominciato a giocare nel Lodigiani, storico serbatoio giallorosso. La mia prima partita alla Juve l’ho giocata contro la Roma: alla vigilia mi chiesero quali fossero i giallorossi che preferivo e io feci i nomi di Totti e De Rossi. Dissi la verità, nient’altro”. A differenza delle precedenti queste frasi di Candreva furono dettate dalla sincerità ma con le tante prestazioni positive l’attaccante romano è riuscito a spazzarle, cosa che invece non è mai riuscito a fare Carlo Ancelotti alla Juve. Arrivato in bianconero nel febbraio 1999, Carlo non è mai riuscito a farsi amare dai tifosi della vecchia signora pur non avendo mai giurato fedeltà alle squadre che gli avevano dato lustro da calciatore, ovvero la Roma ed il Milan. Eppure, quella macchia per i supporters di Madama non è stata mai cancellabile ed i due secondi posti (il primo con clamorosa rimonta subita dalla Lazio) non hanno certo contribuito a che ciò avvenisse.
Cassano e la promessa mantenuta
“La Juventus non mi ha mai affascinato, anzi l’ho rifiutata quattro volte”, parole e musica di Antonio Cassano. Dopo la lunga carrellata di dichiarazioni più o meno impavide e affrettate, vale la pena chiudere il nostro percorso con chi invece ha mantenuto fede alla propria promessa di non vestire la maglia di una squadra che evidentemente non ha mai amato. Che effettivamente la società bianconera nel corso degli anni abbia cercato di portarsi a casa il fantasista barese è cosa abbastanza nota e va allora dato atto a Cassano di aver mantenuto fede alla sua parola, cosa che come ampiamente dimostrato, nel calcio non è affatto scontata.