Bari è calda, anche a Novembre. A Bari in alcuni pomeriggi si può tranquillamente uscire con la felpa senza avere problemi legati al freddo, come accadrebbe invece in tante altre città italiane. Ma Bari sa essere calda anche calcisticamente. Nel bene e nel male. Perché Bari è una città che degli eccessi ha fatto il proprio manifesto. Quella dei 50 mila spettatori in Serie B e dell’esodo di Latina, ma anche quella dell’aggressione a Sciaudone quando le cose vanno male. Quello stesso Sciaudone che portò i cornetti ai tifosi in fila per fare i biglietti.
Sembra passato un secolo, e invece è stato pochi mesi fa. Il Bari Point, nelle vicinanze del centro cittadino, era stracolmo di tifosi che dovevano fare i biglietti per i play-off e Sciaudone, con qualche altro calciatore della scorsa stagione, offrì i cornetti caldi a tutti. Faceva caldo, perché era Primavera. La Primavera barese, quella che portò via in poco tempo Matarrese e riportò i baresi allo stadio. Come d’incanto, direbbe Walt Disney. Lo stesso incanto che si è rotto qualche sconfitta dopo.
Perché il caldo di Bari di oggi è asfissiante, eppure siamo a Novembre. Eppure il Sole tramonta prima e sembra quasi che tutti abbiano scordato quei giorni di primavera in cui nasceva un sogno. La Bari. Quando tutta Italia scoprì che si diceva “La Bari” e non “Il Bari”, come noi profani avevamo detto per anni. Quando bastava guardare gli spalti che facevano da contorno ad una partita in tv per provare simpatia verso quei colori e verso quei ragazzi che stavano facendo sognare una città che di sogni ha bisogno.
Bari è bella, ed è da scoprire. Bari è bellissima nelle giornate di primavera con le birre sul lungomare, ed è silenziosa di sera per tutto l’inverno, quando sembra quasi che voglia dirti qualcosa. Che voglia farti capire cos’è, ma poi rimane in silenzio. La Bari invece ha una storia da raccontare e da studiare. Quella del “Bari dei baresi”, dell’esordio di Cassano e di una volta che in Serie B c’erano 50.000 spettatori e si sognava la Serie A, quasi per miracolo. Ma Bari non sarebbe Bari senza gli eccessi, senza quel pizzico di irrazionalità che la accompagna.
E oggi capita che all’uscita dallo stadio Daniele Sciaudone venga aggredito. Lui poi sconfesserà il tutto, o magari è stata colpita soltanto l’auto. Rimane comunque un’immagine che mette tanta tristezza, come quello stadio guardato dalla tangenziale con i petali del fiore San Nicola spazzati via dal vento. È la deriva di chi non ha limiti, nemmeno nei momenti brutti. E dai selfie di Sciaudone si passa ai presunti schiaffi o all’aggressione. E dai 50 mila spettatori si passa ai pochi biglietti venduti e a chi a Crotone mentre perdeva 2-0 decide di abbandonare il proprio posto. Quasi dimenticando quei giorni caldi di Primavera in cui Bari sembrava veramente bellissima. E forse lo era.