È un derby. E già questo dovrebbe bastare a capire quanto conta per una città intera. Oggi Torino si sveglia con un solo pensiero: il calcio d’inizio alle 18.00. In un orario insolito anche per i più abituati ai ritmi del calcio business, o spezzatino se preferite.
E il pensiero va ad una partita che non sarà mai come le altre. Probabilmente non avrà in tutta Italia, né all’estero, il fascino di Roma-Lazio o Milan-Inter ma per le tifoserie delle due squadre è una parte importante della stagione. Ed un pezzo di storia della propria maglia, che sia granata o bianconera. Il derby fu la prima partita ufficiale del Torino, nato da un gruppo di dissidenti della Juventus. E tra le due tifoserie c’era una distinzione sociale che il tempo avrebbe definitivamente cancellato, dopo un secolo di progresso economico e non solo. Fu subito astio: Dick (allora presidente della Juventus) fu chiuso negli spogliatoi probabilmente da un avversario, e fu costretto a seguire la partita tramite le urla del pubblico.
Poi c’è stato il Grande Torino, e un derby che finiva spesso in granata. Prima di ribaltare il mondo di Torino. Superga ha cambiato irreversibilmente, almeno fino ad oggi, le gerarchie calcistiche della città di Torino. I bianconeri dominano in Italia a larghi tratti, i granata faticano a volte anche a rimanere in Serie A. È la storia degli ultimi 50 anni, ma il derby è una storia nella storia. Un qualcosa che non ha i confini così definiti, ed è ancora lontano da limiti tecnici e calciatori in campo.
E le cronache narrano di una supremazia, legittimata, della Juventus e di un cuore granata che ha fatto brutti scherzi ai bianconeri. Nel 1983 la Juventus di Platinì passò in vantaggio per 2-0, grazie proprio ad una rete del francese e di Dossena. Ma negli ultimi 18 minuti i granata si appigliano al proprio proverbiale cuore e ribaltano la partita: 3-2. E un derby diventato storico.
Storico come quell’altra rimonta. Quella del girone d’andata del 2001-2002, in una stagione nella quale la Juventus avrebbe poi vinto il campionato al fotofinish contro l’Inter. Ma il derby no. Ci furono due pareggi: il primo vide la Juventus farsi rimontare da 3-0 a 3-3. Ma non è tutto: ci fu un calcio di rigore per i bianconeri e dal dischetto andò Salas (in ambito bianconero ricordato ancora solo per questo motivo) che tirò alle stelle. Merito anche di Maspero, calciatore granata, che fece una buca sul dischetto in maniera da far alzare il pallone.
Al ritorno toccò alla Juve un pari in rimonta. A pochi minuti dalla fine i bianconeri pareggiano con Maresca, che nell’esultanza mima le corna. Come se fosse un toro, davanti al Toro. E dinnanzi a quel Ferrante, che aveva già segnato ed esultato così proprio nello stesso derby. La rivincita di chi le rimonte le aveva sempre subite.
Gli anni recenti parlano di una supremazia schiacciante della Juventus, che ha fatto valere la propria dimensione di top club europeo anche quando questa dimensione sembrava dissolversi. I granata non vincono da troppo tempo e una delle chicche delle ultime stagioni è stato il 3-0 bianconero con reti di Marchisio e Giovinco. L’anno scorso ci pensò Tevez, tra mille polemiche. Ma il derby è un appuntamento con la storia. Ed esula da una Juve troppo forte e da un Toro che sembra in difficoltà. Pronti?