Trezeguet, Trezeguet, quando gioca segna sempre Trezeguet.

Si ritira David Trezeguet. L’essenza del gol applicata al calcio. 37 anni, chissà quante reti segnate: a noi restano le cifre ufficiali, i record, i primati. Ma chissà quante volte, in allenamento o da bambino, per strada o in un cortile, David Trezeguet avrà impattato il pallone facendolo rotolare dentro una porta: che fosse regolamentare o delimitata da due sassi, poco importa: l’essenza del gol va oltre il simbolico rettangolo verde.

Il rettangolo verde però, specialmente nei pressi dell’area di rigore, è stato la casa di David Trezeguet. Fin dai tempi del Platense, Argentina. Già, perché David è nato a Rouen, capoluogo a Nord-ovest della Francia, ma ha sangue argentino. Ed è lì che la sua carriera è cominciata. Poi il ritorno in Europa, al Monaco: prima le giovanili, poi in prima squadra a incantare con un certo Thierry Henry, con cui vince lo scudetto da protagonista. Sono gli anni in cui si laurea Campione del Mondo con i Blues e ahinoi, Campione d’Europa: l’estate del 2000 è quella del maledetto golden gol per i colori azzurri e del passaggio a quelli bianconeri della Juventus. Ma David non viene mai percepito come un “nemico”: non lo è chi ha fatto semplicemente il proprio dovere, non lo è chi in campo rispetta gli avversari e fuori non dice mai una parola fuori posto. E poi, nel 2006, ahilui questa volta, si farà perdonare.

L’avventura alla Juve comincia come riserva: la coppia d’oro Inzaghi-Del Piero è difficile da spodestare. Ma non per lui, che nel girone di ritorno salirà in cattedra, conquistando la fiducia di Ancelotti. Niente scudetto, che va a Roma, ma Trezeguet conquista lo status di titolare complice anche la cessione di Inzaghi al Milan. La nuova coppia sarà dunque Del Piero-Trezeguet: i più scettici sono convinti che non riuscirà a ripercorrere le orme di quella precedente. E invece… Invece Trezeguet è il capocannoniere della stagione 2001-2002, quella del 5 maggio. E quel giorno segna dopo nemmeno un minuto, giusto per mettere le cose in chiaro. Tutti sanno come finirà. Anche in Europa Trezeguet segna sempre, nell’immaginario dei tifosi bianconeri resterà indelebile il gol che apre le danze contro il Real Madrid nella semifinale di Champions 2003. Un ricordo che però verrà offuscato dalla triste notte di Manchester, quando Trezegol si farà ipnotizzare da Dida. E così la Coppa dalle grandi orecchie resterà il suo grande rimpianto.

Gli anni di Capello sono contrassegnati da infortuni, ma i gol non mancano e sono anche pesanti: la rovesciata che porta il Real ai supplementari negli ottavi e il gol di testa (su assist in rovesciata di Del Piero) al Milan nella sfida decisiva per lo scudetto, entrambi al rientro da infortuni, sono l’emblema del suo killer instinct. Una palla toccata, un gol. Siamo nel 2005 e la sua avventura a Torino è giunta a metà. Poi Calciopoli e quella scelta di restare anche in B: neanche a dirlo, i gol arrivano anche qui. Poi il rinnovo di contratto, una scelta di vita: la sua volontà è quella di tornare a vincere con i colori che sente più suoi. Non ci riuscirà, David Trezeguet: se ne andrà nel 2010, non senza rimpianti. Sarebbe stato bello vederlo ancora in coppia con Del Piero nel 2012, forse non protagonista come negli anni migliori, ma felice per un altro scudetto conquistato. Restano però i record: con 171 gol Trezeguet è lo straniero più prolifico nella storia della Juventus; i gol in Nazionale sono invece 34, dietro soltanto ai mostri sacri Henry e Platini. E proprio la Nazionale gli regala un’ultima delusione, forse la più cocente. Il rigore nella finale di Berlino si infrange sulla traversa e consegna la Coppa del Mondo al suo maestro Marcello Lippi.

Ecco, David, forse l’unico difetto che ti si può accreditare sono i tiri dagli undici metri. Ma nessuno è perfetto. Anche se spesso la perfezione l’hai incarnata: con un tiro al volo che difficilmente non andava a insaccarsi, con un colpo di testa all’angolino, con l’essere sempre al posto giusto al momento giusto. La testa rasata e il pizzetto, come i faraoni, erano sinonimo di gol. Anche dopo l’addio alla Juve: in Spagna, dopo il ritorno in Argentina al River, che hai riportato in prima divisione. Persino in India. Hai pure pensato di tornare qui in Italia, in serie B. Ma forse ti sei detto che ne avevi già fatti troppi, di gol. Li facevi in tanti modi e molto spesso: anzi, sempre. Del resto, “quando gioca segna sempre Trezeguet”. O no?