Chiunque abbia studiato un po’ di storia italiana ricorderà sicuramente “Le cinque giornate di Milano”. Tra il 18 e il 22 marzo del 1848 ci fu un’insurrezione nel capoluogo lombardo che cacciò letteralmente gli austriaci dalla città meneghina. Dalla giornata di ieri, senza però scomodare nessun professore di storia, nel nostro “Bel Paese” esistono anche “Le quattro giornate di Destro”. Così, come 166 anni fa, un popolo, quello rappresentato dai tifosi della Roma, insorge contro la squalifica di quattro turni inflitta all’attaccante della propria squadra (3 per la condotta violenta, 1 per l’ammonizione rimediata in partita).
In una nazione dove la disoccupazione dilaga, qualcuno trova il tempo per creare un vespaio di polemiche che, presumibilmente, ci accompagneranno fino a settembre del 2019. Alcuni si staranno chiedendo il motivo di questo caos. I fatti risalgono a domenica scorsa quando, durante Cagliari-Roma, l’attaccante giallorosso Mattia Destro, dopo aver tirato la maglia a un avversario, rifila uno schiaffo al difensore degli isolani Davide Astori, che reagisce sbalordito in virtù del gesto dell’ex Siena, tra le altre cose compagno di nazionale. L’arbitro della gara, il Signor Massa, fischia un calcio di punizione in favore del Cagliari, ammonendo Astori per la reazione, non notando, però, il violento colpo inferto da Destro.
La svista viene confermata anche dallo stesso direttore di gara che, nel referto, recita testualmente: “In riferimento alla gara Cagliari-Roma da me diretta in data 06-04-2014, su richiesta del Giudice Sportivo in merito all’episodio Destro-Astori e ad integrazione di quanto comunicato con mia precedente mail, specifico che: ho accordato un calcio di punizione diretto a favore del Cagliari per una trattenuta (normale fallo di gioco) commessa dal calciatore Destro ai danni di Astori. La successiva manata di Destro non è stata vista nè da me nè dai miei collaboratori”. Poche incertezze, dunque, anche perché la prova-tv viene applicata quando l’arbitro non vede un episodio grave (in questo caso di condotta violenza) che deve essere punito.
Pertanto, il Giudice Sportivo, Gianpaolo Tosel, ha preso la giusta decisione, forse ricordandosi di un precedente. Lo scorso 11 dicembre 2012, precisamente, l’allora centrocampista della Fiorentina Ruben Olivera, dopo il match giocato proprio contro la Roma, si vide infliggere quattro turni di stop per un pestone, non ravvisato dall’arbitro Banti, rifilato a gioco fermo a Pjanic dopo un fallo, fischiato e sanzionato con l’ammonizione. In quel caso non ci furono grosse proteste perché il calciatore uruguaiano si era reso protagonista di un assurdo comportamento. Adesso, invece, con una Juventus che sta meritatamente vincendo il suo terzo scudetto consecutivo, ci si appiglia a tutto, anche ai bianconeri che, nella vicenda Destro, c’entrano come una nevicata ai Caraibi.
Ma se un innocente bambino ci chiede il regolamento del gioco del calcio, noi cosa rispondiamo? Che è lecito tirare una manata a un avversario solo perché una squadra si sta giocando un campionato? Che è giusto lasciare in campo il calciatore in questione, poi autore di altre due realizzazioni? Non lamentiamoci, in seguito, se in una normalissima partita della categoria “Pulcini” (esempio) vediamo due ragazzini che litigano con tanto di ganci alla Mike Tyson. Tanto lo fanno i grandi, potrebbero rispondere i diretti interessati. Cerchiamo di abbassare i toni almeno per questo finale di campionato che, ironia della sorte, il prossimo 9 maggio ci offrirà un Roma-Juventus ad altissima tensione e che vedrà Destro ritornare in campo. Quella gara, molto probabilmente, non assumerà i crismi del match decisivo ma qualche addetto ai lavori, con le sue dichiarazioni avventate e poco professionali, la sta trasformando in una guerra, non solo mediatica. Fidatevi, non è una bella cosa, non solo per il codice etico in ottica Italia azzurra.