Sergio Mattarella, neo Presidente della Repubblica è stato arbitro di calcio, esattamente come Renzi. E da arbitro ha parlato durante il giuramento odierno, dicendo: “Sarò arbitro imparziale, i giocatori mi aiutino“. Già presidente, peccato che raramente i giocatori aiutino, perché i giocatori fanno i giocatori. Allora lei faccia il suo, con autorevolezza e fermezza. Faccia l’arbitro applicando il regolamento con buon senso, ma sempre con il piglio di chi le regole le conosce e le fa rispettare. Nel frattempo le regaliamo 10 luoghi comuni sull’arbitro di calcio!
1. L’arbitraggio all’inglese
Il regolamento è uno, in Inghilterra, in Germania, in Italia. La media dei falli fischiati a partita tende a uniformarsi (verso il basso) in tutti il mondo per volontà della stessa FIFA. L’arbitraggio all’inglese è un retaggio del passato, gli arbitri italiani lasciano giocare tanto quanto i colleghi d’oltremanica. Al massimo il problema è culturale: avete mai notato che in Inghilterra il pubblico si esalta per un tackle mentre nei paesi latini si preferisce applaudire una finta o una trivela?
2. “Era ultimo uomo!”
Una volta per tutte, ripetiamolo insieme: il fallo da ultimo uomo non esiste. Non è contemplato nel regolamento. Si chiama “evidente opportunità di segnare una rete“. Della serie: c’è una concreta possibilità di segnare? Allora è espulsione. Il compagno dietro, a lato, a rimorchio o sul palo non c’entra nulla.
3. L’arbitro è permaloso
Prima di ammonire per proteste, un arbitro ci pensa 10 volte. Fa un richiamo verbale, a volte fa finta di non sentire, si gira dall’altra parte. Ma non si può fare finta di niente davanti ad un giocatore che sbraccia o sbraita. In quel caso il cartellino giallo è scontato. Uomo avvisato…
4. Il fallo di mano volontario e plateale vuole l’ammonizione
Notizia sconvolgente: il fallo di mano volontario, anche se plateale, può non valere l’ammonizione. Il cartellino giallo c’è (lo dice l’IFAB) se interrompe un passaggio tra due compagni. Fermo restando che resta valida l’ammonizione per il comportamento antisportivo (tipo segnare una rete con la mano). La parola “plateale” nel regolamento inglese (l’unico e originale) non esiste. E di conseguenza dal 2013 è stata tolta anche nella traduzione italiana.
5. “Guardalinee, e tu che ci stai a fare?”
A parte che si chiama assistente e non guardalinee. L’assistente ha dei compiti precisi, tra i quali occuparsi del fuorigioco, della fuoriuscita del pallone, della segnalazione di condotte violente consumate. Ha anche il compito di segnalare dei falli nella propria zona di competenza, non certo quello di invadere la sfera di competenza dell’arbitro. Della serie: se l’arbitro è a due metri dall’azione e fischia rigore, inutile chiedere all’assistente di dire la sua. Anche la terna è una squadra.
6. I giocatori devono aiutare l’arbitro
I giocatori giocano, l’arbitro arbitra. Onestà e sportività sono valori importanti, e che pagano, ma nessuno li pretende. Ben vengano se ci sono altrimenti, caro Presidente Mattarella, ci sono i provvedimenti tecnici e disciplinari. E nessuno si offenderà. Soprattutto noi spettatori paganti. Sperando che la metafora sia chiara ed essenziale.
7. “Ce ne sono 5 in fuorigioco!”
Sì, ma anche sei, o sette. Il problema è che se la prende l’unico che parte da posizione regolare, non è fuorigioco. Con le recenti modifiche alla regola 11 non ha più senso parlare del numero dei giocatori in fuorigioco. Conta solo chi gioca il pallone. O chi lo contende. Ma questa è un’altra storia.
8. L’uomo nero
Già, una volta l’arbitro era quello nero. Oggi è anche quello blu, quello lilla e quello giallo. Questo perché sempre più squadre scelgono i colori scuri, compreso il nero, per le divise sociali. Il problema è che ormai per preparare un borsone (per andare ad arbitrare) bisogna tirar giù tutto il guardaroba. E non solo quello.
9. “L’arbitro di porta deve vedere una cosa sola”
L’arbitro di porta, inizialmente (primo esperimento: Europa League 2011), si posiziona dalla parte opposta rispetto a quella dell’assistente per controllare ciò che succede in area di rigore. Presto si scopre che per la diagonale dell’arbitro quella posizione non è ideale perché è dall’altra parte che alcune decisioni possono sembrare meno credibili. Ecco perché l’arbitro di porta si sposta alla destra rispetto alla diagonale dell’arbitro. Questi non deve vedere solo il gol non gol ma anche tutto ciò che acccade nell’area di rigore e “sfugge al pieno controllo dell’arbitro“. Detto questo non c’è (e mai ci sarà) la certezza dell’infallibilità su un pallone entrato interamente in porta. Per quella non resta che aspettare la gol technology.
10. L’arbitro è protagonista
L’arbitro è l’unico che può giudicare in campo, in merito a decisioni tecniche e disciplinari. Non è il protagonista, perché i protagonisti sono i calciatori, a loro è demandato lo spettacolo. L’arbitro può favorirlo, fischiando ove necessario e prendendo i giusti provvedimenti disciplinari, restando sempre al di sopra delle parti. Se questo vuol dire essere protagonisti, allora c’è qualcuno che non ha capito che esistono dei ruoli. E che vanno rispettati.