Una delle più grandi leggende del calcio italiano festeggia il suo compleanno: tanti auguri, Dino Zoff!
Nato a Mariano del Friuli il 28 febbraio 1942, ha contribuito a scrivere la storia del più popolare sport al mondo grazie alle sue parate, che per ben due decenni hanno rappresentato una solida garanzia per la nazionale italiana.
Nel corso della sua lunga attività, cominciata nel lontano 1961 nelle file dell’Udinese, è la Juventus la squadra che lo rende celebre: in maglia bianconera colleziona 479 presenze (di cui 390 in Serie A) e conquista numerosi trofei, tra cui sei campionati italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA, oltre a due finali di Coppa dei Campioni e una di Coppa Intercontinentale. Ed è il numero uno della solidissima linea difensiva che si completa, davanti a lui, con quei miti che rispondono ai nomi di Gaetano Scirea, Claudio Gentile e Antonio Cabrini, formidabili alfieri di una nazionale che arriva ad issarsi sul tetto del mondo.
È il 1982, quando Dino Zoff, quarant’anni, è il capitano dell’Italia guidata dal commissario tecnico Enzo Bearzot. Quell’Italia che, dopo un inizio incerto, conquista il suo terzo titolo mondiale dopo una fantastica cavalcata che la porta a battere, una dopo l’altra, Argentina, Brasile, Polonia e Germania. È l’apice della carriera dell’estremo difensore friulano – l’esempio più lampante di ciò che significa proteggere la propria porta mediante un innato senso della posizione – l’unico giocatore italiano a diventare campione europeo (accade nella manifestazione continentale disputata in casa nel 1968) e mondiale.
Ma i record di Dino Zoff non finiscono qui. Suo, infatti, il record mondiale d’imbattibilità per squadre nazionali: porta inviolata per 1142 minuti consecutivi. Nella lista dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla F ifa, il suo nome compare al quarantesettesimo posto, mentre nel 2005 Pelé lo include nei migliori 125 giocatori della storia del calcio. Dal 2012 è parte della Hall of Fame del calcio italiano.
Ma Dino Zoff non è solo calciatore. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, intraprende l’attività di dirigente ed allenatore, sedendo sulla panchina della nazionale in occasione degli Europei del 2000, in cui l’Italia arriva ad un passo dal trionfo, vanificato dal golden gol di David Trezeguet in finale.