Punizioni magistrali, conclusioni al volo di rara bellezza, prodezze balistiche che minano le leggi della fisica, contropiedi fulminei, gol da calcio d’angolo, ma anche il più semplice gol di rapina, quello da appoggiare solamente in rete, grazie a Totò diventa magia. E infatti tra i 199 gol siglati in Serie A dal bomber napoletano non ne ricordiamo di banali. Un repertorio straordinario da fare invidia a molti e che lo incorona come il settimo cannoniere italiano più prolifico di sempre con 299 reti, alle spalle di un altro esemplare ormai rarissimo del calcio italiano e mondiale che ha il nome di Francesco Totti.

Per due anni consecutivi (2009-2010, 2010-2011) capocannoniere della Serie A , paragonabile in quegli anni in Europa per gol messi a segno solamente ai marziani Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, primo calciatore italiano ad aver segnato nella stessa stagione in Campionato, Champions League, Europa League e Coppa Italia. Si aggiungono poi i record con l’Udinese, primo nelle classifiche di gol (215) e presenze (397) nella storia del club friulano, storia che ha notevolmente contribuito a scrivere.

Campione dentro e fuori del campo. A seguito della morte del suo ex compagno Piermario Morosini decide di prendersi cura dell’unico parente stretto rimasto allo sfortunato calciatore del Livorno, la sorella disabile Maria Carla. Un ragazzo semplice con dei valori importanti, la famiglia, gli amici, la fedeltà, il sacrificio. A 13 anni lascia Pomigliano d’Arco per inseguire il suo sogno, imitare il suo idolo Diego Armando Maradona, e si trasferisce ad Empoli colpito da ripetute profonde crisi di nostalgia. Con pazienza poi riuscirà ad arrivare al calcio che conta togliendosi enormi soddisfazioni. Dopo le brevi parentesi in C con Iperzola, Varese e Viareggio, l’Empoli decide di riscattarlo e viene ripagato di questa scelta immediatamente, venendo trascinato a suon di gol e assist in Serie A nel 2001-2002. La stagione seguente è ancora decisivo per la salvezza in extremis del club toscano ma in quella 2003-2004 non riesce a ripetersi e arriva così la retrocessione in serie cadetta, spesso ricordata come una della sue più grandi delusioni calcistiche assieme alla Nazionale. Bussa alla sua porta l’Udinese che riconosce sicuramente in lui un giocatore di grande rilievo ma probabilmente non avrebbe immaginato che quel 26enne sarebbe diventato l’idolo e la bandiera di un’intera città, tanto lontana dalla sua Napoli, ma capace di coccolarlo e riscaldarlo con un affetto degno del miglior pubblico partenopeo. In 10 stagioni ha infranto record su record, e mentre i suoi compagni andavano e venivano, ricordate Iaquinta, Pepe, Di Michele, Quagliarella, Sanchez, Antonio di Natale restava sempre lì, al centro di un progetto con l’obiettivo di valorizzare i giocatori, specie i più giovani, per poi rivenderli con enorme plusvalenza. La scorsa stagione aveva annunciato il suo ritiro ma Totò per fortuna ci ha ripensato ed è tornato a mettersi in discussione ed oggi a 37 anni rappresenta il punto cardine di una rosa composta da tanti giocatori giovani di belle speranze che hanno bisogno di un esempio da seguire. Non si tratta però del consueto uomo spogliatoio perché Di Natale è ancora ampiamente decisivo e se ad oggi l’Udinese è ottavo con 17 punti gran parte del merito è suo. Oggi avrà la possibilità di aggiungere altre pagine ad un libro che vorremmo non finisse mai, il bomber napoletano firmerà la sua presenza numero 400 in Serie A e andrà a caccia del gol numero 200 nella massima serie e il numero 300 in carriera.

Oggi tutto il Friuli si riunirà per abbracciare la sua bandiera e spingerla alla conquista di questo ennesimo ed importante traguardo. Lui che con l’entusiasmo di un ragazzino ha ancora tanta voglia di stupire e regalare altre emozioni. Giocatore che ha avuto il merito di trovare una nuova casa, proprio come un meridionale emigrato al nord in cerca di lavoro, e poi di riconoscersi in questa nuova realtà come fosse la dimensione più giusta ed esaustiva a cui auspicare tanto da non lasciarla più, rifiutando più volte offerte da squadre più importanti a causa di un legame troppo forte da infrangere. Purtroppo però i legami, anche quelli più duraturi, non durano per sempre, per questo vogliamo dirti: “Grazie di tutto Totò, regalaci questa ennesima perla”.