Quello della palla ovale è un mondo crudo, ma estremamente sincero. Nel rugby contrariamente ad altri sport non si può bluffare e sicuramente il Sei Nazioni appena terminato ha decretato inesorabilmente che l’Italia ovale è in uno stato di crisi molto avanzato.

Involuzione certificata oramai anche dall’IRB, l’international Rugby Board che dopo la “conquista” del Cucchiaio di Legno, il premio destinato alla compagine capace di perdere tutte le partite di un Six Nations, ci ha relegato al 14° posto del Ranking, superati anche dal Giappone.

Ma i problemi che affliggono la squadra nazionale sono purtroppo solamente la punta di un’iceberg che raggruppa tutti le questioni irrisolte del movimento nostrano.

La FIR (Federazione Italiana Rugby) ha affidato il suo futuro a due franchigie professionistiche, le Zebre di Parma e il Benetton Treviso: la prima mantenuta direttamente dalla Federazione, la seconda che riceve un contributo federale. I rapporti tra tutte le componenti non sono mai stati idilliaci ed in più quest’anno ad accentuare le difficoltà della nazionale ha contribuito la grave crisi di Treviso, che ha pure comunicato di non avere intenzione di proseguire l’attività (anche se pare ci stia ripensando). Risultato: giocatori che non sanno chi gli pagherà lo stipendio, confusione massima e nazionale in pezzi. Ed è per questo che tutti si devono sentire responsabili di una debaclè dove però alla fine chi ci mette la faccia sono solamente Jacques Brunel e i suoi ragazzi.

Certo è che ripendando alle prestazioni di 12 mesi quando riuscimmo a battere Francia e Irlanda a Roma, ce la giocammo alla grande a Twickenham, e steccammo parzialmente con Scozia e Galles, incassando sconfitte con divari per lo meno accettabili, diventano ancora più imbarazzanti i 172 punti incassati nel 2014

Ora però è d’uopo ripartire da quest’ennesimo anno zero del nostro Rugby. L’anno prossimo ci saranno i Mondiali e sicuramente qualcosa si dovrà fare.

Bisogna ritornare a lavorare prima di tutto sulla condizione psicologica, per implementare di conseguenza quella fisica. Riprendere coraggio e consapevolezza nei propri mezzi fidandosi di Brunel che, nel frattempo, sta cercando di allargare la base di giocatori da cui attingere. Ci ha già provato nell’ultimo torneo il bravo tecnico transalpino inserendo nuovi giovani, ed è sicuramente da questo che bisogna ripartire, cavalcando l’onda lunga di un movimento che da quando l’Italia ha fatto il proprio ingresso nel Sei Nazioni ha visto triplicare il numero dei tesserati e degli introiti.

Coraggio Italia, proprio perché nel rugby non si può bluffare, risalire non è così complicato.
D’altronde, basti pensare alla partita tra Francia e Irlanda. Quest’anno ha deciso le sorti del torneo, mentre un anno fa questa sembrava essere una sfida tra due nobili decadute del rugby europeo relegate in fondo alla classifica del Sei Nazioni ed impegnate ad evitare il famigerato Cucchiaio di Legno.