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Era successo a Roberto Baggio, durante i Mondiali americani contro il Brasile, ma anche Giuseppe Giannini, quando indossava la casacca della Roma, aveva provato la delusione per un rigore sbagliato. Di esempi ce ne sono a iosa, come Ciccio Graziani in quella maledetta finale di Coppa Campioni, che con addosso ancora la maglia della “Lupa” fallì il penalty decisivo contro il Liverpool. Purtroppo, nel calcio come nella vita, il coraggio si deve avere sempre, soprattutto quando i match sono importanti, che possono decidere se l’obiettivo stagione può essere centrato o no. Alessio Cerci, da stasera, entra in questa classifica, quella degli uomini veri, con la U maiuscola, che si assumono la responsabilità di piazzare il pallone dagli undici metri con l’incognita di calciare male quel tiro.

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Siamo al minuto 92 di Fiorentina-Torino, con i granata a una sola rete dal sogno Europa League. L’arbitro Rizzoli assegna un rigore per gli ospiti e dal dischetto si presenta il numero 11 torinista, voglioso di battere Rosati ed esultare sotto lo spicchio riservato ai tanti sostenitori del Toro. Qualcosa, però, va storto, con Cerci che, incredibilmente, si fa parare la sua conclusione dall’estremo difensore viola. E’ la fine del sogno granata, quello inseguito per una stagione intera e sfumato negli ultimissimi secondi di questo incredibile campionato in favore del Parma. “I rigori li sbaglia chi ha il coraggio di tirarli”: è questa la frase che, più o meno, Cerci ascolterà per giorni, affranto e in lacrime perché quel tiro dagli 11 metri poteva e doveva andare diversamente. Adesso, comunque, c’è un Mondiale da giocare con la Nazionale italiana e il fantasista, ne siamo sicuri, se ci sarà un rigore da calciare, non si tirerà certo indietro. De Gregori cantava: “Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”.