Dopo le dimissioni del ct Gerardo Martino, la nazionale di calcio paraguayana ha vissuto e sta tuttora vivendo una grave crisi. Una crisi che ha avuto inizio con Francisco Arce. L’Asociación Paraguaya de Fútbol ha affidato al tanto giovane quanto inesperto allenatore il compito di risollevare le sorti della nazionale. Compito arduo che porta al suo esonero nel 2012 dopo la sconfitta con la Bolivia. Nemmeno i suoi successori Gerardo Pelusso e Victor Genes ottenero buoni risultati, e furono infatti esonerati rispettivamente dopo la sconfitta contro il Cile nel giugno 2013, e l’eliminazione dal mondiale brasiliano, in cui la nazionale paraguaiana registrò il peggior risultato in un mondiale, piazzandosi ultima nel girone.
Attualmente il Paraguay ha scelto un nuovo commissario tecnico, Ramon Diaz, nella speranza che faccia meglio dei suoi predecessori. Ma se una delle nazionali più quotate del Sud America si fida dell’argentino, un motivo ci sarà. Diaz ex attaccante argentino debutta giovanissimo, appena diciannovenne nel River Plate. Dopo aver vinto un mondiale under 20 nel ’79, il Napoli intuisce il suo potenziale e lo acquista nell’82. Dopo un solo anno si trasferisce all’Avellino, per passare poi alla Fiorentina e all’Inter, dove vinse uno scudetto. Arriva poi nel Monaco, una seconda volta nel River e infine nella squadra giapponese del Yokohama F-Marinos. Dopo essere stato eletto capocannoniere della J.League, il principale campionato giapponese, decide di appendere gli scarpini al chiodo.
La sua carriera si chiude nel ’93 con un bottino di 136 goal in 315 presenze, quando decide di intraprendere la strada di allenatore. Inizia allenando il River Plate, il suo primo e indimenticato amore, dove viene richiamato più volte. Vince 9 titoli in 7 stagioni, di cui 8 con la squadra argentina e uno con il San Lorenzo. Non possiamo certo dire che il Paraguay non abbia fatto i suoi calcoli. Riuscirà Diaz a cambiare le sorti della nazionale paraguayana o fallirà miseramente come i ct prima di lui? L’esperienza e le abilità di certo non gli mancano; ma se neanche lui riuscirà a rispettare gli obiettivi imposti dalla federazione paraguyana l’unica soluzione sarà gridare al miracolo o, in alternativa, a un Martino-bis.