Oriundi si, oriundi no. Come ormai ad ogni appunamento della nazionale, si fa un gran parlare dell’opportunità o meno di utilizzare gli oriudi. Questa volta l’oggetto del contendere sono Eder e Vazquez, ma ci sono passati un po’ tutti da Amauri fino al campione del mondo Camoranesi senza dimenticare ovviamente gli storici Altafini, Schiaffino, Sivori o Ghiggia.

Oggi però, non vogliamo parlare di loro ma di un calciatore che ha percorso al contrario la strada che porta dal Sud America all’Italia, ovvero Massimo Margiotta: l'”oriundo al contrario”.

Nato a Maracaibo in Venezuela quasi 38 anni fa, Massimo comincia la carriera ad alti livelli nel suo Abruzzo (all’età di 8 anni, la famiglia Margiotta rientra dall’America Latina e si insedia a Raiano, in provincia di L’Aquila) al Pescara, squadra nella quale gioca tre stagioni in B mettendo a segno 7 reti in 42 partite. Dopo l’esperienza abruzzese, Massimo passa al Cosenza e comincia la sua costante crescita che nel 1999 lo porta a vestire la maglia dell’Udinese dove esplode letteralmete facendosi notare per la storica doppietta realizzata a Leverkusen che permette ai friulai di superare il terzo turno di Coppa UEFA ribaltando lo 0-1 subito in casa. Le buone prestazioni, valgono a Massimo la convocazione nella nazionale italiana Under 23 di Marco Tardelli ( diretta parente dell’Unde 21 con la quale aveva esordito il 17 novembre 1998, periodi in cui vestiva la maglia del Lecce) impegnata alle Olimpiadi di Sidney 2000 ed eliminata ai quarti di finale dalla Spagna (Margiotta gioca solo 2′ di quel match, entrando al minuto 88′ al posto di Gianni Comandini).

Di ritorno dalle Olimpiadi, l’ascesa di Margiotta si blocca. Massimo non riesce a spiccare il volo e dopo un’altra stagione all’Udinese passa al Vincenza in serie B. Tante sono le reti dell’ariete abruzzese con la maglia biancorossa ma per lui ormai la nazionale non può che essere un sogno. Nel 2003-2004 dopo una breve parentesi a Perugia, Margiotta veste la maglia del Vicenza quando la sua carriera a livello internazionale subisce una svolta inattesa. Siamo nel mese di febbraio quando a Massimo squilla il telefono, dall’altra parte della cornetta c’è Richard Paez, ct del Venezuela, nazionale del suo paese natale, motivo della telefonata: la convocazione per il match amichevole tra i vinotinto e l’Australia. Lì per lì Margiotta ci pensa, è indeciso, il Venezuela è noto più per il baseball che per il calcio, ma alla fine accetta, ben conscio che per lui ormai 26enne bomber della serie cadetta la nazionale azzurra sarebbe restata un sogno. Inizia qui dunque l’avventura dell'”oriundo” al contrario, un’avventura che toccherà il suo apice il 9 luglio 2004 a Lima quando in occasione della seconda gara del girone eliminatorio della 41^ Coppa America, Margiotta mette a segno la rete della bandiera nella partita persa dal suo Venezuela per 3-1 contro i padroni di casa del Perù. Con la maglia vinotinto, Margiotta partecipa anche alle qualificazioni mondiali 2006 esordendo l’1 giugno 2004 (Venezuela-Cile 0-1) e scendendo in campo anche nel match perso il 19 ottobre 2004 2-5 contro il Brasile di Kakà e Ronaldo (a segno in quel match con una doppietta per parte, di Adriano invece la 5^ rete verdeoro) a Maracaibo.

Proprio in una gara di qualificazione ai mondiali, quella del 26 marzo 2005 contro la Colombia (0-0 a Maracaibo), Margiotta chiude la sua parentesi sudamericana, dopo 11 presenze, 2 reti all’attivo (oltre a quella contro il Perù, da registrare anche il gol decisivo in Venezuela-Estonia, amichevole del 9 febbraio 2005) e tanti ricordi per un’esperienza unica da “oriundo al contrario”.