Enrico Cantino, autore di “Da Kenshiro a Sasuke” e “Da Goldrake a Supercar Gattiger” presenta il suo nuovo volume, edito da Mimesis Edizioni, dal titolo “Da Mimì Ayuhara a Oliver Hutton. Gli anime sportivi e lo spirito di gruppo“, la cui uscita è prevista per il prossimo mese. Ancora una volta, al centro del lavoro di Enrico Cantino troviamo gli anime e tutto ciò che ruota attorno ad essi. In questo caso, il mondo sportivo, scenario dei cartoni che tanto amavamo da piccoli e ci piacciono ancora oggi.
Enrico Cantino, cosa l’ha spinta a trattare il tema dello sport, attraverso gli anime sportivi, in “Da Mimì Ayuhara a Oliver Hutton. Gli anime sportivi e lo spirito di gruppo”?
In realtà, il libro è un estratto di un lavoro più ampio nel quale analizzo le tecniche narrative dei cartoni animati giapponesi attraverso una suddivisione in generi: guerrieri, robottoni, sportivi, eroine (maghette e non), innamorati. In questo caso ho scelto di proporre le serie dedicate agli sport di squadra, perché permettono di approfondire il concetto di gruppo, presente nella quasi totalità degli anime, fondamentale per poter comprendere la società nipponica.
Cosa lo caratterizza?
Il volume prevede anzitutto una parte introduttiva nella quale descrivo, sia pure sommariamente, il sistema scolastico giapponese. I protagonisti degli anime sportivi, infatti, sono praticamente tutti studenti di medie e liceo. Dopo di che, passo al concetto di gruppo e a tutto quello che esso comporta. Successivamente entro nel vivo, prendendo in esame le serie dedicate soprattutto a tre sport: baseball, pallavolo e calcio. Fa eccezione l’ultima, perché il protagonista è un mostro in ogni tipo di sport. Ho scelto chiaramente i cartoni animati più conosciuti, a parte un paio di casi minori, per così dire, dei quali ho riassunto la vicenda, citando anche alcune frasi particolarmente interessanti, soffermandomi sulle modalità narrative impiegate dagli autori, pure in riferimento al famigerato concetto di gruppo.
Quali sono i personaggi sportivi per eccellenza dei cartoni e cosa ha permesso loro di restare impressi nei ricordi dei bambini di ieri?
Non si scappa, i personaggi sono quelli: Tommy Young per il baseball; Mimì Ayuhara e Mila Azuki per la pallavolo; Oliver Hutton e Benjamin Price per il calcio. Questo almeno per quanto riguarda gli sport di squadra. Se vogliamo includere anche quelli individuali, non trattati nel mio libro, è inevitabile menzionare il pugile Rocky Joe, il Wrestler Naoto Date (L’Uomo Tigre, per intenderci), il pescatore Sampei e la tennista Jenny Nolan. La ragione del loro successo io credo vada ricercata nella loro giovane età. Nel loro essere, cioè, coetanei degli spettatori che li seguivano e nella grinta sfoderata a ogni incontro.
In molte serie animate, la competizione era davvero alle stelle, ma senza dubbio non veniva trasmesso solo questo, bensì innumerevoli valori. Ciò manca agli anime di oggi?
Io non seguo molto gli anime contemporanei, perché li trovo complicati e cerebrali. Per lo meno, rispetto a quelli che seguivo da ragazzo. Essendo nato nel 1965, ho avuto modo di prendere in pieno la cosiddetta Prima Invasione, cominciata con Barbapapà, Vickie il vichingo, Heidi e Goldrake, e proseguita come sappiamo. In molti di questi cartoni animati la competizione è altissima, è vero, come del resto lo è nella società giapponese, ma la sconfitta è ammessa. Purché l’atleta in questione si impegni al massimo (come accade in Rocky Joe e in Palla al centro per Rudy). Tornando alle serie odierne, da quello che ho visto direi che i valori cui lei allude sono tuttora presenti. E non potrebbe essere diversamente essendo connaturati nella cultura nipponica. Magari sono espressi in maniera diversa, ma continuano a esserci.
Se potesse creare una nuova serie dedicata allo sport, quale disciplina sceglierebbe e perché?
Ormai i giapponesi hanno trattato ogni sport possibile e immaginabile. Perfino il Dodgeball, che altro non è se non una versione più elaborata della palla avvelenata (o bollata). Per una nuova serie, io punterei su qualche disciplina eccentrica, diversa dalle solite. Il curling potrebbe essere un’idea. Anche perché consentirebbe di ribadire i valori presenti negli anime “storici”.