Per molti il Taekwondo è uno sport violento. Negli ultimi anni, nonostante questo, è una categoria sempre più in crescita nel nostro paese. Appena due anni fa, infatti, l’Italia è entrata nella storia grazie a Carlo Molfetta, trentenne originario di Mesagne, che, contro ogni previsione, è riuscito a portare a casa uno straordinario oro nelle Olimpiadi di Londra.
BlogdiSport.it ha intervistato in ESCLUSIVA proprio il capitano della Nazionale italiana: “Difficile riuscire a descrivere le emozioni di quel giorno, perché ogni aggettivo sarebbe riduttivo e non coglierebbe bene ciò che mi è passato esattamente per la testa. Tanta, tantissima e immensa gioia, sicuramente”.
E quando gli chiediamo se dopo l’oro olimpico Carlo è cambiato, lui risponde così: “Carlo Molfetta non è cambiato in nulla. Solito burlone a cui piace la vita e a cui piace stare con le persone a lui care. Sono un tipo positivo e lavoro per arrivare ai miei obiettivi. A volte sono un po’ testardo, questo però può essere sia un difetto, sia un pregio”. A proposito di obiettivi, nel mirino c’è Rio 2016: “Si lavora duramente per Rio, per adesso procede tutto abbastanza bene. Manca molto e c’è ancora tanto da lavorare”.
Passioni e un tifo appassionato per l’Inter: “Un avvio di stagione da Mazzarri. Non sono un suo grande estimatore, lo ero molto di più per Stramaccioni. E non a caso lui sta facendo benissimo con l’Udinese. Oltre al calcio, ho tante passioni, ma quella più grande è mia moglie. Matrimonio? Sì, finalmente ci è cascata (ride, ndr)”.
Poi conclude con una riflessione sul “suo” sport: “Chi dice che il taekwondo è violento, non merita risposta. Quella giusta è “Arte Marziale”, arte, quindi io sono un artista proprio come lo sono stati in passato pittori, poeti e scultori italiani. Non sono certo un vandalo che aizza alla violenza. Anzi, questa disciplina insegna il contrario: rispetta chiunque come fossi te stesso. Il problema è – conclude il Lupo ai nostri microfoni – che le persone oggi non sono abituate a rispettare neanche se stessi”.