Il match di ritorno tra Dinamo Mosca e Napoli valido per gli ottavi di Europa League termina a reti inviolate. Benitez non dà nulla per scontato e nonostante l’attivo maturato all’andata schiera l’undici migliore a disposizione. In campo ci sono il solito Higuain ed il terzetto tutto estro e fantasia composto da Callejon, Mertens e Gabbiadini. L’obiettivo è unico ed immutabile, rispolverare i paragoni con il grande Napoli guidato da Maradona e magari fare meglio.

Mettiamo le cose in chiaro. Giocare un match di ritorno dopo aver vinto in casa per 3-1 non sarebbe facile per nessuno e non può esserlo neppure per il Napoli in questo momento della stagione. Eppure i partenopei interpretano la partita egregiamente, creando occasioni da gol importanti vanificate dalla sfortuna e rischiando pochissimo. In effetti un ruolo importante nelle sorti del match lo riveste la sorella cattiva della dea bendata, visto che nel primo quarto d’ora gli azzurri vedono negarsi il vantaggio proprio dai legni. All’11 Mertens colpisce la traversa con un tiro potentissimo calciato da fuori area, mentre al 15’ Callejon viene servito da Jorginho con un filtrante precisissimo, ma il legno nega allo spagnolo la gioia del gol. Le occasioni non latitano nemmeno per i padroni di casa, che sempre nella prima frazione di gara vanno in gol per due volte tra il 17’ ed il 20’ con Samba e Kokorin, ma in entrambe le occasioni il guardalinee nega le reti perché viziate da evidenti fuorigioco.

Dunque un buon primo tempo, ma nella ripresa va in scena tutt’altro spettacolo. Probabilmente a causa di un finale più vicino, probabilmente a causa di un calo fisico pianificato o forse no, il Napoli concede molto più ai russi che di occasioni, seppur non nitidissime, ne crea a bizzeffe. Il Napoli cerca di ripartire con lanci lunghi tesi ad imbeccare Higuain, che puntualmente diventa un pericolo per gli avversari, come quando al 58’ si beve all’altezza del lato corto dell’area di rigore il portiere avversario tentando un pallonetto quasi impossibile. La palla finisce alta sulla traversa, un errore che ci sta ma che non va giù al Pipita che non se le manda affatto a dire.

Nonostante tutto il Napoli accede ai quarti di finale, inaugurando una nuova era. Perché l’approdo tra le prime otto della competizione non si verificava dai tempi di Maradona ed ecco che parlare di un Napoli 2.0 non risulta poi così banale. Il Napoli di allora era da sogno, ma quello di questi anni non è affatto da meno. Una rosa di qualità ed un attacco guidato ancora una volta da un campione argentino pronto a trascinare i compagni con i gol e con gli incoraggiamenti. Da stasera sognare la finale di Varsavia è più che lecito, riscrivere la storia più che possibile.