Si chiama Fabio Aru , ha 25 anni e ha conquistato da poco la sua prima corsa a tappe: La Vuelta di Spagna. Addetti ai lavori e non, conosciamo tutti questo affabile ragazzo dal sorriso sproporzionato, i suoi occhi stremati a fine di ogni grande tappa e le sue parole sempre ben calibrate e lucide anche nei momenti difficili. Perché allora paragonarlo a un animale vorace e spietato come lo squalo? Come molti sapranno “Lo squalo “ è il soprannome del noto compagno di squadra Vincenzo Nibali, il confronto tra i due è stato spesso ricercato e mai come in questo frangente è così attuale. Nibali, campione in carica italiano e vincitore del Tour de France 2014, ha raggiunto quell’apice di maturità che gli ha riconosciuto meritatamente la leadership del movimento ciclistico italiano, ma il “buon” Fabio non è certo da meno. Diceva quest’anno il grande Contador, vincitore del Giro d’Italia 2015, “tenetelo d’occhio, questo ragazzo diventerà qualcuno”.
I dati sembrano dar ragione allo spagnolo, un terzo posto al giro del 2014, migliorato quest’anno con un secondo posto dietro all’intramontabile spagnolo citato poc’anzi, e ora la Vuelta, sacramento fondamentale per la consacrazione a Fenomeno delle due ruote. Difatti Vincenzo Nibali vinse il suo primo grande giro nel 2010 alla Vuelta per riaffermarsi al Giro d’Italia nel 2013 e al tour nel 2014. Questi dati sono importanti per una prima analisi, ma sono pur sempre carta scritta e il ciclismo è tutt’altra cosa: sudore, difficoltà, sacrificio e solo se ci concentriamo su questo possiamo captare la grande forza di questo ciclista italiano. Aru ha più volte dimostrato di avere una fermezza mentale unica, nei momenti di maggior crisi non ha mai ceduto il passo all’abbandono, portando stoicamente fino in fondo la tappa e rielaborando poi, a traguardo raggiunto, tutti gli aspetti cupi e intrigati che lo hanno portato a perdere terreno. Questa forza mentale sarà la qualità decisiva per la carriera di questo ciclista. Perché è risaputo, per correre in bici non basta avere una buona gamba; solo un giusto appiglio mentale ha portato in gloria i pochi e sprofondato nel dimenticatoio i molti.
Tecnicamente Aru è quasi un ciclista completo, in salita sa reggere il passo dei migliori e a cronometro nonostante non sia uno dei top ha ancora notevoli margini di miglioramento, tenendo anche conto che la maturazione ciclistica si raggiunge tra i 28 e i 30 anni, ecco perché Fabio ha ancora fresche prospettive. Vincere il Tour in futuro?Difficile, non impossibile, gli avversari sono tostissimi, Quintana (suo coetaneo) ha dimostrato, nonostante il fisico tenda a svantaggiarlo a cronometro, una notevole poliedricità, Chris Froome non è da meno, senza dimenticare lo stesso Vincenzo Nibali nell’acme della sua carriera. Tutto è nelle mani di Fabio, con la speranza che il rosso della maglia di vincitore della Vuelta sia di buon auspicio per futuri traguardi ambiziosi, affinchè possa “catturare” lo “Squalo “ Nibali e mantenere vivo quel fuoco di passione che gli appassionati Italiani non hanno mai spento.