Può una sconfitta nella finale del torneo più importante del mondo rappresentare un momento positivo nella carriera di un atleta?
Se ti chiami Roger Federer, la risposta è affermativa. Il motivo è semplice: il giocatore svizzero, uno dei più forti nella storia del tennis, fra un mese compirà 33 anni. Un’età che, per competere ai livelli sublimi cui Federer ci ha abituato, può cominciare a rappresentare un ostacolo importante. Eppure Roger, a dispetto delle previsioni nefaste dei soliti esperti, non sembra affatto sul viale del tramonto.
Nel torneo di Wimbledon appena concluso, il campione elvetico ha onorato lo sport, riuscendo quasi a strappare la scena al vincitore Nole Djokovic. Federer ha sfoderato un tennis di grande qualità, con meno pause rispetto al solito e, questo forse l’aspetto più sorprendente, mostrando una condizione atletica invidiabile. Basti dire che, nella partita di ieri, Roger è stato capace di percorrere oltre quattro chilometri, ben più del suo avversario, riuscendo a rimontare nel quarto set da una situazione che sembrava disperata (era sotto 2-5) e annullando persino un match point. Probabilmente il miglior Federer degli ultimi due anni, capace di frequenti discese a rete, cambi di gioco, volee d’altri tempi, 29 aces (con un incredibile perfect game nel terzo set) e un insolito dinamismo che ha entusiasmato l’esigente pubblico londinese. Merito sicuramente del lavoro di coach Stefan Edberg, l’indimenticato fuoriclasse svedese che lo segue dalla fine del 2013 e sembra aver trovato le corde giuste per stimolare Roger e dare nuova linfa alla già leggendaria carriera dello svizzero.
A questo punto, indipendentemente dalle nostre considerazioni, è inevitabile porsi degli interrogativi sul futuro del campione di Basilea. Dopo aver visto sfumare la conquista dell’ottavo successo a Wimbledon, Federer proverà a raggiungere la sesta vittoria agli Us Open, che rappresenterebbe il diciottesimo titolo del Grande Slam nello scintillante palmares di King Roger. Siamo convinti che Federer possa ancora impreziosire la sua impressionante bacheca e, soprattutto, vogliamo continuare a goderci questo inestimabile patrimonio dello sport mondiale. Finchè ne avrà voglia e continuerà a regalarci partite memorabili come la finale di Wimbledon, potremo dirgli solo grazie.