Fanno discutere le parole di Djokovic nell’immediato post partita della finale degli Internazionali d’Italia, da lui persa in due set contro Murray. Su richiesta di un giornalista, il serbo, infatti, ha parlato dello scontro avuto con l’arbitro spiegando che voleva “una piccola pausa di cinque minuti per sistemare il campo perché vicino alla riga di fondo si era formata una specie di melma ed era molto pericoloso, avrei potuto storcermi una caviglia“. Djokovic ha, poi, usato parole pesanti dicendo di trovare “ridicolo che l’arbitro, testando un secondo il terreno con le sue scarpe che non erano da tennis, potesse decidere che le condizioni fossero giuste per continuare“.
Nole ha inoltre aggiunto che “l’arbitro ci teneva proprio a dimostrarmi la sua autorità. Gli faccio le mie congratulazioni“. Da ricordare che il serbo aveva avuto screzi con gli arbitri anche nei match contro Nadal e contro Nishikori, arrivando a non stringere la mano a Laiani al termine della semfinale, sebbene fosse stato proprio lui a far notare che gli si erano rotte le corde della racchetta.
Certo non sono mancati i complimenti a Murray (“lui ha giocato meglio di me, bravo!“) ma queste considerazioni, unite a quelle sulla mancanza di energie per gli orari e la lunghezza dei match, poteva evitarle: un campione deve dimostarsi tale anche, e sopratutto, quando perde. Questo significa che non dovrebbe cercare alibi perché gli inconvenienti (tabellone ostico, match lunghi e a orari scomodi) possono capitare, come in passato è successo ai suoi avversari.
Chissà se Djokovic avrebbe detto le stesse parole in caso di vittoria …