A Reggio Emilia c’è un po’ di nebbia, ma va via subito: e non è soltanto una constatazione atmosferica, perché a diradarla potrebbe essere stata anche la grande prestazione della Fiorentina, forse la migliore della stagione (se si esclude il fisiologico calo fisico del secondo tempo). La sfida tra gli amici Montella e Di Francesco prometteva spettacolo, perché Fiorentina e Sassuolo erano reduci da periodi estremamente positivi sia per forma che per risultati, perché il 4-3-3 è il marchio di fabbrica di entrambe le squadre e perché tutti e due gli attacchi sono assolutamente degni delle parti alte della classifica. E lo spettacolo non è mancato, ma il merito è stato soprattutto dei viola. E a proposito di attacchi, nel suo Montella lascia fuori Gomez e Joaquin per far spazio a Salah e Babacar. Avrà ragione, perché l’egiziano apre le marcature su assist di Babacar alla mezz’ora (dedicando il gol alle vittime degli scontri tra poliziotti e tifosi al Cairo) e due minuti dopo ricambierà il favore mandando in rete il ragazzone senegalese. Che se giocasse sempre così, potrebbe tranquillamente pre-pensionare Mario Gomez: attenzione, il tedesco non si discute, ma l’energia, il movimento, la potenza e la freddezza di Khouma sono davvero un bel vedere.
E corrispondono a una bontà che emerge dalle parole a fine partita: «Posso ancora migliorare, a volte in allenamento mi danno anche tanti schiaffi da dietro, fanno male, ma in realtà fanno bene perché il mister e i miei compagni vogliono che io diventi più forte, lo fanno per motivarmi». Lo dice col sorriso, un sorriso sincero. Sono stimoli, perché nessuno si azzarderebbe ad avanzare pretese con questa montagna. Che nella ripresa cala un po’, perché è comunque un essere umano e perché nel primo tempo ha corso davvero tanto. Ma arriva a mettere il timbro decisivo sulla partita, il 3-0 di giustezza chiude i giochi. Al Sassuolo non resta che un’intuizione di Berardi, il meno peggio dei suoi. Ma il gol è un’illusione e non riapre nulla. Zaza si batte, ma trova un po’ di spazi solo quando Di Francesco propone il 4-2-4 della disperazione. La Fiorentina amministra, con un Pizarro che ha forse perso un solo pallone in tutta la partita, un Diamanti meno incisivo rispetto al match casalingo con l’Atalanta e una difesa distratta solo nell’occasione del gol, ma che poi non ha concesso più nulla al Sassuolo. Dopo il Napoli, i neroverdi concedono la seconda sconfitta stagionale in casa, al cospetto di una Fiorentina quasi perfetta. Ma dopo aver battuto l’Inter e fermato la Juve, può anche starci. Del resto la classifica sorride ancora: la nebbia dei bassifondi è lontana.