Un gol segnato e ben nove gol subiti. L’inizio del Mondiale da parte di Spagna e Portogallo somiglia a una Caporetto dai contorni ancora più pesanti. Il calcio iberico, messo in risalto per le ultime vittorie, sta naufragando velocemente in Brasile, dove il pallone è una ragione di vita. Ci hanno pensato Olanda e Germania a far tornare sulla terra le due nazionali citate poc’anzi, prive di quella voglia, di quel mordente fondamentale in questo genere di competizioni. La colpa di questo pericoloso cambio di rotta è da additare ai club, protagonisti fino a quasi un mese fa dei trionfi nelle varie coppe europee. In Champions League ha esultato il Real Madrid che ha emulato la vittoria del Siviglia in Europa League. Due squadre spagnole sul tetto d’Europa, ma con la presenza di pochi calciatori convocati dal Ct Del Bosque per la rassegna iridata. Infatti, tra “Merengues” e “Rojiblancos” solo Iker Casillas, Sergio Ramos e Xabi Alonso sono volati in Brasile.

Simile discorso per il Portogallo, con il selezionatore Paulo Bento capace di convocare due calciatori del Benfica finalista nella vecchia Coppa Uefa, che rispondono ai nomi di André Almeida e Rùben Amorim. La Spagna, forse, paga l’amara stagione del Barcellona, che annovera ben 7 elementi nella rosa della “Furie Rosse”, già a un bivio contro il Cile e costretta a vincere per non salutare clamorosamente Rio De Janeiro e dintorni. I lusitani, invece, possono contare su calciatori del calibro come Cristiano Ronaldo, Nani, Veloso, Fábio Coentrão, tutti in giro per l’Europa e, quindi, fuori dal campionato portoghese.

La percentuale di calciatori stranieri nella “Primeira Liga” è altissima, con tanti giovani prodotto di casa, costretti a stare ai margini delle più importanti compagini della nazione o, in alternativa, pronti a volare in altri campionati. E’ questo il problema di Spagna e Portogallo che, ultimamente, stanno puntando su giocatori esteri strapagati e ricoperti con ingaggi d’oro. L’esempio di Diego Costa, brasiliano, ma che ha scelto la nazionalità della “Roja”, è l’emblema di un piccolo problema che sta diventando grande quanto gli spazi lasciati dalle rispettive difese nelle disfatte contro Olanda e Germania.