Nella foto, Gaetano Scirea (wonderjuve.blogosfere.it)

Un grandissimo uomo, prima di essere un calciatore con la C maiuscola. Gaetano Scirea è stato l’icona del calcio italiano per tantissimi anni. Mai una polemica, mai un intervento rude in campo, quella correttezza che nemmeno i bambini, alle prese con i primi tiri a un pallone, possiedono. Lui era così, teneva alla squadra per la quale giocava in una maniera indescrivibile e in campo, dalle sue parti, mica si passava; dovevi sorprenderlo quando dormiva nel cuore della notte per trovarti di fronte al “suo” portiere. Di solito sono molto critico, ironico perché è il mio modo di scrivere, ma per leggende come Gaetano Scirea faccio un’eccezione. Il 3 settembre del 1989, in un fatale incidente stradale, il difensore della Juventus morì in Polonia, lontano dai suoi cari, dai suoi compagni di squadra, dalla sua patria che lo adorava.

Era andato a vedere, da vice allenatore, gli avversari polacchi del Gornik Zabrze che i bianconeri avrebbero dovuto incontrare in Coppa Uefa, ma un terribile impatto, con conseguente incendio del mezzo sul quale viaggiava Scirea prese fuoco e per lui, oltre ad altre due persone, non ci fu nulla da fare. La morte fu annunciata in diretta alla “Domenica Sportiva”, condotta da un altro mito come Sandro Ciotti, commosso nel comunicare una notizia che scosse l’intero mondo del calcio e non solo. Scirea vinse tutto, anche grazie alla sua lealtà: una Coppa del Mondo con l’Italia nel 1982, sette Scudetti, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale. Un palmares incredibile valorizzato anche da un primato significativo: Scirea, infatti, durante la sua carriera non fu mai espulso.

Un dato inconfutabile della grande correttezza del libero bianconero e della Nazionale che, senza dubbio, ha lasciato un vuoto enorme nel cuore degli sportivi italiani, ma ancor prima in quello di sua moglie Mariella e del figlio Riccardo. In un calcio pieno di polemiche, fattacci che non vale la pena nemmeno ricordare, Scirea manca tanto a tutti noi, ma a 25 anni dalla sua scomparsa la sua compostezza rimarrà sempre indelebile. Gianni Mura nel 1989 dichiarò «Con Gaetano Scirea se n’è andata una delle facce più pulite del nostro calcio»