La Germania non si smentisce mai e così, a tre anni dal trionfo ai Campionati Mondiali e a soli due giorni dalla vittoria dell’Europeo Under 21, eccola mettere in bacheca l’unico trofeo che in fondo mancava nella bacheca dei teutonici: la Confederations Cup. Lacuna colmata con il successo per 1-0 su un volenteroso ma ingenuo Cile, che si arrende alla legge del più cinico.
Sta di fatto che la nazionale guidata da Joachim Loew può contare su tre squadre: quella titolare che si è fregiata in Brasile della quarta stella, quella giovanile che rappresenta il futuro e quella vista in queste ultime due settimane in Russia, la quale, pur imbottita di seconde linee, riesce in ugual modo a sbaragliare il campo.
Merito dei continui ricambi e di una mentalità storicamente vincente, merito di un tecnico che, superate da poco le cento vittorie sulla panchina dei sudditi di Angelona Merkel, riesce a plasmare ogni volta un undici diverso, senza cambiare il felice risultato finale.
Amaro in bocca per la Roja, che dopo aver vinto due Copa America consecutive, fiutava la possibilità della grande impresa. Del resto l’aveva detto Arturo Vidal alla vigilia: “Vincere per essere i più forti”. Ma quella vista a San Pietroburgo è una nazionale cilena sicuramente di distinte qualità, sebbene fortemente ingenua, che regala dopo venti minuti di gioco un facile gol agli europei dopo uno svarione difensivo degno di una squadra di provincia: il difensore Diaz, indisturbato, si fa rubare palla al limite della propria area di rigore, così è facile per Werner rubare la palla e servirla a Stindl, che da due passi infila in rete.
Un’occasione che vale una vittoria: ci provano tante volte i sudamericani, ma nulla da fare: la Coppa delle Confederazioni vola in Germania. Terzo posto per il Portogallo, che nonostante un rigore sbagliato dal neo milanista Andre Silva, riesce a battere per 2-1 il Messico e a conquistare la medaglia di bronzo.