Brasile 2014 e le giornaliste sportive, spesso definite prima sexy che brave. E non perché la bravura non ce l’abbiamo (gran parte delle volte c’è anche quella) ma soprattutto perché la bellezza e la provocazione, a suon di pose ammiccanti, calendari sexy, video hot, e chi più ne ha più ne metta, vengono prima.
Così la reporter sportiva odierna che si rispetti è prima di tutto modella, quindi dotata di fisico statuario e, nel 99% delle immagini che circolano in rete, poco vestito.
Poi è esuberante, entusiasta sì di parlare di sport, in primis di calcio, ma ancor prima di non perdere l’occasione per ‘mostrarsi’, esibirsi e conquistare followers e fan non per le proprie interviste, per gli articoli e i reportage, bensì per campagne sexy e sondaggi atti a coronare la più bella del reame.
Brasile 2014 conferma il tutto: il giornalismo sportivo in rosa è questo. Ovvio, è bene non fare di tutta l’erba un fascio, ma i casi pronti a confermare la tesi in questione sono davvero tanti. Provare a cercare nel web per credere!
Vanessa Huppenkothen, messicana, Jhendelyn Nunez, cilena e Inés Sainz, anch’ella messicana. Solo qualche nome della lunga lista delle belle giornaliste sportive del momento, super tifose della loro nazionale, alle volte sin troppo prese dalla causa del tifo, pronte a ‘immolarsi’ per quel che il mercato richiede: bellezza esibita . La bravura? Ben venga, pure quella. Altrimenti, pazienza.
Ma è realmente questo che chiede la gente, il mercato, e il resto? Più apparire che essere? Ci verrebbe da dire sì, è quel che desidera il mondo. Poco importa se si parla di giornalismo, campi di calcio, tribune, competizioni mondiali, e non di passerelle e set fotografici. La rete vive di questa ambiguità: è una modella o una giornalista? Sarà sul serio una reporter? E chi scrive, pubblica, condivide, lo sa benissimo.
Tuttavia, pensando al fatto che anche l’occhio vuole la sua parte, tutto passa in secondo piano. E la competizione si consuma. A suon di microfono e taccuino? No, a suon di obiettivo e lato B.
