Lo scorso anno Vincenzo Nibali conquistò la Maglia rosa a Saltara, al termine della cronometro individuale, era l’ottava tappa. Quest’anno Cadel Evans ha conquistato la Maglia rosa a Montecopiolo, ottava tappa. Coincidenze a parte oggi come allora alla fine del Giro mancano ancora due settimane, quindici giorni densi di tappe d’alta quota e sono già fuori dai giochi sicuri protagonisti come Purito Rodriguez e Michele Scarponi, mentre Evans ha un vantaggio consistente nei confronti dei suoi diretti avversari. I corridori stessi hanno definito “attendista” la moderna condotta di gara ma quanto paga? Domenico Pozzovivo va controcorrente ed oggi recupera 35 secondi. Uran, Quintana, Basso?
Giro 2013, presto troppo presto, si era detto che Nibali aveva conquistato la vetta della classifica generale con tanto, troppo anticipo. Oltre alle tappe che lo separavano dal podio di Brescia c’erano le conferenze stampa quotidiane, i controlli antidoping, le aspettative degli appassionati, le responsabilità da leader, la gestione della corsa. La Maglia rosa non è solo salire sul podio a fine tappa, comporta tante situazioni di stress, tante piccole cose che messe insieme si trasformano in meno riposo, meno recupero. Nonostante tutto questo Nibali ce l’ha fatta, nonostante i guanti di sfida abbiamo visto i suoi avversari spegnersi più che accendersi.
Di fatto Evans si trova a navigare nelle stesse acque con una differenza sostanziale: sette anni. L’australiano, classe 1977, conta trentasette candeline, stessa età di Ivan Basso. Come Giano bifronte questa situazione ha due volti, uno si chiama esperienza l’altro si chiama “vecchiaia”. Cadel ha un palmares incredibile: dai campionati del mondo del 2009 al Tour de France del 2011 passando per Giro del Trantino, Tirreno Adriatico, Freccia Vallone e Tour de Romandie. Evans ha tutta l’esperienza e la tranquillità di chi conosce queste strade della vita, sa come si gestisce una corsa di tre settimane, conosce il peso del pronostico, conosce le strade del Giro e conosce i pesi psicofisici che è chiamato a sostenere. Dall’altro lato c’è un fisico non-più-giovane con il quale fare i conti. Ma Chris Horner ci ha dimostrato che un grande giro si può vincere anche a quarant’anni, qualcosa è cambiato, non solo nel ciclismo, si riesce ad essere competitivi più a lungo, le conoscenze scientifiche e tecniche hanno i loro meriti.
A noi non resta che aspettare per vedere se Evans, come Nibali, porterà la Maglia rosa dall’ottava alle ventunesima tappa. Tornando alla questione numeri proprio come Diego Ulissi, vincitore di due tappe, Cadel Evans è nato il 14 Febbraio, data della scomparsa di Marco Pantani, il corridore al quale è dedicata questa edizione della Corsa rosa, nel decimo anniversari della sua morte.