Marco Pantani continua a vivere nei cuori di chi l’ha amato, di chi lo ama. Il Giro d’Italia rende omaggio all’indimenticato Pirata a dieci anni dalla sua scomparsa. Si scala il Carpegna e si susseguono gli striscioni dedicati a Marco, sembra d’esser tornati indietro di quindici anni. È così forte e viva la sua presenza, è così intenso il sentimento d’amore che proviene dai cuori di chi lo ricorda. Marco è vivo, è vivo il suo ricordo, sono vive le emozioni che ci ha regalato come è viva la voglia di capire cosa è successo prima a Campiglio e poi a Rimini.
La prima tappa dedicata a Marco attraversa le sue strade, le cime dove si preparava. “Il Carpegna mi basta” spiegava e lì, sul Carpegna, da quando Pantani non c’è più, un muretto ed una scritta di vernice bianca “questo è il cielo del Pirata”. Più forte di tutti i monumenti, più forte di tutte le strade che hanno preso il suo nome, più forte dei i cimeli da collazione, più di tutto questo cielo parla di Marco. Lui è proprio qui, se smetti di guardare e cominci a vedere lo vedi apparire. Le mani sulla parte bassa del manubrio, le gambe che danzano sui pedali, la pelata che riflette la luce del sole. Marco è vivo.
Nel giorno del Carpegna è arrivata la seconda vittoria di Diego Ulissi, unico italiano ad essersi imposto fin’ora. Il toscano, coincidenza o destino, è nato il 14 Febbraio, giorno della tragica scomparsa del Pirata. Proprio come piaceva fare a Marco ha saltato i suoi avversari uno ad uno, dal fondo del gruppetto, con una progressione impressionante. Emozionante, irriverente, sanguigno, Diego Ulissi è un corridore che sta maturando e le sue vittorie fanno un gran bene al movimento ciclistico nazionale.
Nel ricordare la grandezza sportiva di Marco non dimentichiamo l’uomo, un uomo tragicamente scomparso in circostanze poco chiare, con un’indagine ed un processo chiusi in tempi record, con tutte le ombre che ci sono su Campiglio 1999. Non dimentichiamo le sette procure che avevano aperto dei fascicoli contro Marco, non dimentichiamo la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto per anni. Ricordiamo l’amore e le gesta eroiche ma non dimentichiamo il dolore e la famiglia di Marco che insieme a tutti i suoi veri tifosi vogliono chiarezza e giustizia.