È iniziato settembre, con il suo vento caldo/freddo che ci accompagnerà fino al prossimo mese di ottobre (vedendo e ascoltando Giuliacci alla tv). È iniziato il solito lamento sui social network di persone alle prese con la crisi post-spiaggia. È iniziato il raduno della “nuovissima” Nazionale italiana di calcio, con Antonio Conte già impegnato nell’amichevole contro l’Olanda e nel match per le qualificazioni ai prossimi Europei 2016 in Norvegia. Proprio il neo CT ha tenuto la sua seconda conferenza stampa che, ai cronisti, ha dichiarato: «In Italia ci sono troppi stranieri». Tutto giusto, nulla da eccepire, ma le sue parole somigliano tanto a quelle del suo predecessore Cesare Prandelli che si lamentava per lo stesso motivo.
Sappiamo tutti com’è finita al Mondiale brasiliano, con scossoni che hanno fatto tremare una parte di Via Allegri (Abete e l’attuale allenatore del Galatasaray lo sanno perfettamente), ma non è cambiato assolutamente nulla. Nella nostra Serie A, dopo la prima giornata, i calciatori “esteri” hanno raggiunto il 59,2% delle presenze contro il 40,8% degli elementi tricolori. Un dato chiaro, che fa capire la reale situazione del calcio italiano. Proprio Antonio Conte, però, era quell’allenatore che, quando sedeva sulla panchina della Juventus, pretendeva “topplaier” nati fuori lo “stivale”. Ricordate Di Maria, Robben, Cuadrado, Tevez chiesti alla dirigenza bianconera? Ecco, loro non sono proprio di Bolzano o Trapani, bensì di Buenos Aires e Necoclì. A buon intenditor…