Il calcio è la più inesatta tra tutte le scienze. L’ulteriore conferma ce l’ha data un campo dell’Umbria, il “Barbetti” di Gubbio, nel giorno dell’Epifania, quando il portiere dei padroni di casa ha trovato nella sua personale calza una dolcissima quanto storica rete. Minuto 92, turno numero 19 del match di Lega Pro, girone B, tra padroni di casa e Grosseto: umbri sotto di una rete, per effetto del preciso diagonale con il quale Verna ha superato per lo 0-1 quattro minuti prima Antony Iannarilli, portiere 24enne cresciuto nelle giovanili della Lazio. Massimo Loviso, vecchia conoscenza della serie A, va dalla bandierina: nella selva di maglie irrompe Iannarilli, che anticipa il suo compagno e compaesano (nati entrambi ad Alatri) Mangiapelo. Come Rampulla con la Cremonese, come Taibi con la Reggina: quando il tempo è scaduto e stai perdendo la partita ecco la testa decisiva del portiere sull’ultimo calcio d’angolo, sull’ultima palla del match: cosa avrà provato Iannarilli? “Lì per lì, ho pensato ai sogni di quando ero bambino, quelli di far gol da portiere-spiega ai microfoni di Blog di Sport-eravamo sotto di un gol, la partita era quasi finita e mi sono detto, ora ci provo. E’ andata bene, ed è stata una gioia indescrivibile, davanti alla mia famiglia che era allo stadio. Ho corso come un matto, ricordo poi di essere stato sommerso dai compagni”.

Il post-partita è stato un turbinio di chiamate, festeggiamenti su Instagram al suon dell’hashtag #stoasballà e sorrisi: “E’ stata una gioia bella, che mi sono goduto fino alla fine-continua Iannarilli- Ora però penso già alla prossima partita, sono stati giorni ricchi di telefonate, sms, complimenti: è stato un gol che ha fatto rumore, in tanti mi hanno pensato e questo mi ha fatto davvero tanto piacere”. Ironia della sorte, una rete realizzata contro un compaesano: “Con Mangiapelo ci eravamo visti a Natale, ci eravamo scambiati gli auguri e ci eravamo dati appuntamento al 6: è stato strano fare gol proprio a lui”.

Le radici calcistiche di Iannarilli affondano nella Lazio, sono stato 4 anni nel giro della Prima Squadra, con qualche panchina in campionato e Europa League. Di lì il passaggio all’Isola Liri e poi a Salerno: “Sono stati tre anni molto formativi per me: siamo saliti dalla D alla C2 e dalla C2 alla C1, poi c’è stato quel brutto infortunio”. Febbraio 2013, Lucca, stadio Porta Elisa, Borgo a Buggiano-Salernitana: il portiere granata esce basso, blocca il pallone, subisce un colpo tremendo da un avversario in tackle. Resta in terra. Lo trasportano di corsa all’ospedale toscano, l’operano d’urgenza. Per salvargli la vita è necessaria l’asportazione della milza. “Sono stati giorni duri ma mi sono ripreso, poi da gennaio a giugno 2014 sono rimasto fuori dai piani tecnici della società. Ora sono a Gubbio, dove sento un’enorme fiducia da parte dei compagni e della dirigenza. Qui ho trovato equilibrio mentale e fisico, una serie di cose che si sono incastrate e mi fanno stare al meglio: anche la città è fantastica. Miriamo alla salvezza e per ora stiamo perseguendo i piani”.

Iannarilli dal 6 gennaio è parte della Hall of Fame dei portieri-goleador, accanto agli italiani Rampulla, Taibi, Toldo e Amelia, a Palop, Begovic e Subasic, “occasionali di eccezione” anche loro, e ai professionisti della rete avversaria, come Chilavert, Butt o Rogerio Ceni. Oggi pomeriggio il Gubbio torna in campo contro L’Aquila, ma nel cassetto dei sogni del 24enne laziale ora cosa c’è? “La mia squadra del cuore è l’Inter, sognare non fa male ma ora mi godo il momento e spero di farmi notare per le mie parate, magari conquistando il salto di categoria: per ora a Gubbio sto vivendo una buona annata, ma punto a migliorarmi giorno per giorno, inseguendo una crescita costante. E con qualche gol? No, ora penso a evitare quelle degli attaccanti avversari. Ma segnare è stata un’emozione indimenticabile”.
(Twitter: @GuerraLuca88)