Il racconto del 2014 di uno dei calciatori e degli uomini più discussi al Mondo, Mario Balotelli
Che non fosse un anno facile questo per Super Mario lo si era capito da subito. 13 gennaio 2014, Allegri viene sollevato dall’incarico di allenatore del Milan a seguito della pesante sconfitta subita a Sassuolo in rimonta. Si conclude un ciclo in casa rossonera, ciclo che ha vinto poco, meno di quello che avrebbe dovuto e che forse era già inconsapevolmente chiuso da tempo, o almeno in notevole difficoltà, moribondo ma tenuto in vita proprio da Balotelli e compagni grazie ad un girone di ritorno 2012/2013 da favola. Si apre dunque una nuova era all’insegna del low cost e della programmazione in vista del futuro. Per la panchina occorre un tecnico giovane e capace ma allo stesso tempo una persona prestigiosa e all’altezza del compito e perché no qualcuno che conosca già bene l’ambiente milanista. Clarence Seedorf, si proprio lui e l’esordio non potrebbe essere migliore. Un Milan ancora da rodare e da plasmare secondo le idee dell’olandese trova nei minuti finali della gara casalinga contro l’Hellas Verona, con un rigore dello stesso Balotelli, una vittoria determinante. Una settimana dopo è ancora Mario a dare il la al successo insperato in rimonta a Cagliari.
Si riaccende l’entusiasmo a Milanello, la cura Seedorf sembra dare i risultati sperati, il morale e la convinzione dei giocatori tornano a crescere e il binomio di colore, quello tra il tecnico e il fuoriclasse Balotelli, viene assurto a simbolo del nuovo Milan. Eppure proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto ecco il ripresentarsi dei soliti problemi, quelli della squadra inscindibilmente legati a quelli del suo bomber. 9 febbraio 2014, il Napoli al San Paolo rifila ai rossoneri la prima sconfitta dell’era Seedorf. A metà della ripresa un Super Mario piuttosto anonimo e nervoso riceve la prima sostituzione dal nuovo tecnico, entra Pazzini e Mario in panchina si lascia andare ad un pianto liberatorio ininterrotto. Anche qui le solite polemiche sull’uomo Balotelli, chi lo accusa per delle presunte false lacrime per il razzismo napoletano, chi le attribuisce invece semplicemente ad una partita storta o al non aver siglato un gol da dedicare alla figlia Pia. Ma erano soltanto delle lacrime di un ragazzo di 23 anni perennemente alla ribalta della cronaca, per le stupidaggini come il gossip e le sue “balotellate” e per le prestazioni sul campo. Si era rivelata infatti una settimana difficile dal punto di vista personale per l’attaccante di origini ghanesi che aveva deciso di riconoscere la figlia avuta circa un anno prima dalla showgirl napoletana Raffaella Fico.
Sette giorni dopo però non si fa attendere la sua risposta. Minuto 86 di Milan-Bologna l’uomo che in campo non corre o corre troppo poco riceve palla sulla trequarti di destra e scaglia quasi da fermo un tiro violentissimo che non lascia scampo a Curci. Ed ecco il suo 45 ben visibile a tutti, fermo e immobile come sempre, perché segnare per lui è un dovere, è il suo lavoro ed il suo modo di esprimersi e non va criticato, anzi. La sua ultima prodezza italiana è proprio questa, una conclusione straordinaria capace di minare le leggi della fisica. Seguiranno altri 4 gol fino al termine della stagione che vedrà il Milan rimontare a -1 dalla zona Europa per un totale di 41 presenze e 18 gol, certamente meno delle 12 reti nelle 13 partite dell’anno precedente ma senza dubbio un bottino di tutto rispetto.
Brasil: Ame-o ou deixe-o! Potremmo dire lo stesso per Mario, o lo si ama o lo si odia. Arriva il Mondiale verdeoro in uno degli anni più difficili dal punto di vista personale e della carriera dell’attaccante azzurro. Tante le aspettative, forse troppe e soprattutto mal riposte a causa di una squadra che stenta a dargli fiducia nonostante il buon Europeo del 2012. L’esordio con l’Inghilterra illude un po’ tutti, un’Italia modesta trascinata dalle sgroppate di Darmian, da un buon centrocampo e da un’incornata di Balotelli doma una Nazionale inglese allo sbando e quasi imbarazzante. E così dal quasi scontato passaggio del turno si passa alle figuracce contro Costa Rica e Uruguay che ci costano un inaspettato ritorno anticipato in patria. Una Nazionale confusa e senza idee, il mix prandelliano tra giovani e uomini d’esperienza non ha funzionato ma ha provocato danni e tensioni all’interno di uno spogliatoio già incandescente. Che non sarebbe stato un Mondiale facile però lo si era già capito al momento della lista definitiva dei 23, le scelte incomprensibili di Prandelli non potevano che dare questi risultati sconfortanti. A mente fredda però, sfiammata la cocente delusione, occorre effettuare un’analisi e trovare un colpevole. Se i senatori sono intoccabili e il tecnico coglie al volo l’occasione e scappa in Turchia, il capro espiatorio diventa scontato, chi se non il bad boy per eccellenza Mario Balotelli.
Lasciato solo da tutti e da tutto con addosso le intere colpe di un’Italia raccapricciante che in 3 partite avrebbe dovuto metterlo al centro del progetto e del gioco e che invece lo ha considerato come un peso ed è stata capace di fornirgli solo 5 palle giocabili. In fin dei conti Mario però non ha fatto granché per farsi amare, il suo atteggiamento se non lo si comprende dà facilmente adito ad insulti ed incomprensioni ma non giustifica di certo l’accanimento mediatico. Difficile allora restare in un Paese che non ti ama e che si sente in dovere di perdonarti poi chissà cosa e di darti sempre un’ennesima chance. Meglio optare allora per una fuga silenziosa e in grande stile. Il Milan coglie al volo l’opportunità per fare cassa e risollevare così un mercato che poi si rivelerà a dir poco deplorevole e il Liverpool trova in lui l’erede del pistolero Suarez. L’accoglienza è di quelle da pop star, Balotelli torna in Premier dopo un anno e mezzo con l’obiettivo di dare una svolta alla propria carriera. L’inizio è tutt’altro che facile, Super Mario fatica ad entrare a pieno regime nei meccanismi della squadra di Rodgers. Il 16 settembre 2014 all’esordio in Champions con la nuova maglia realizza il suo primo gol a Liverpool contro il Ludogorets diventando il primo calciatore italiano ad andare a segno nella massima competizione europea con quattro squadre diverse. Questo gol tanto atteso non riesce tuttavia a sbloccare Mario e la vittoria nel finale non riesce a risollevare in Premier i Reds che sembrano vittime di problemi latenti risalenti allo scorso anno. Balotelli finisce ai margini della squadra, il tecnico spesso gli preferisce Lambert, forse perché incapace di sfruttarlo a dovere, e finisce nel mirino di tifosi, organi e media locali per le prestazioni deludenti e in quello della stampa italiana sempre pronta a dargli addosso anche a km di distanza. L’obiettivo? Trovare il pelo nell’uovo anche dove non c’è spostando sul piano della morale questioni calcistiche e addirittura arrivando perfino ad accusarlo di razzismo per un’ironica foto su Instagram. Coverciano inoltre dopo un primo presunto ripensamento decide di sbarrargli la porta d’ingresso per sempre chissà per quale delitto o misfatto commesso.
Con il susseguirsi dei suddetti problemi a Liverpool e con l’approssimarsi della finestra invernale il suo nome torna ad essere associato al calciomercato. Mancini sembra essere seriamente intenzionato a riportare il figliol prodigo alla sua corte ma i tifosi dell’Inter già si sono divisi sull’ipotesi del suo eventuale ritorno, buttare una maglia terra è un gesto empio e difficile da accettare ma richiede davvero grande coraggio. Ovviamente occorrerà convincere i Reds e non siamo affatto sicuri che vorranno privarsi dopo così poco tempo di un giocatore che nel 2012 venne inserito nei 23 candidati al Pallone d’oro. All’uomo Balotelli però il ritorno a Milano potrebbe causare solamente nuove pressioni, sarebbe meglio allora rientrare nel Belpaese non da una porta principale ma da una secondaria che magari aspiri a diventare principale, come la Sampdoria. Il presidente Ferrero lo ha capito perfettamente, Balotelli ha bisogno di un ambiente che lo stimi, lo coccoli e lo protegga dal fango che gli viene gettato intorno per un bagno di umiltà non solo suo, ma di tutti noi, su un ragazzo che non va criticato ma capito e preso per quello che è. Non bisogna avere la pretesa di cambiarlo come Antonio Conte. Che pensasse piuttosto a disporlo bene in campo, non da prima punta, perché per chi non lo avesse ancora capito Balotelli non lo è. Se cercato un attaccante che vi faccia il lavoro sporco girate a largo, ma se volete un campione prendetelo e accettate il suo modo di esprimersi perché non cambierà mai. Mario statene certi, saprà ricompensarvi e il suo 2015 nel frattempo sarà certamente migliore.