Avrei voluto vedere la faccia di Antonio Cassano oggi. Quella nave lasciata mentre affondava oggi ha pareggiato a San Siro contro la sua Inter. Sua perché si è sempre detto tifoso interista, oltre che barese. E perché ci ha anche giocato. E da lì finì al Parma, in un momento di euforia di Branca che avrebbe venduto anche la propria figlia per portare a Milano quel Belfodil che oggi era di nuovo dall’altra parte del campo. È il fallimento di chi non ha creduto in questi ragazzi, e ha deciso di lasciare Parma troppo presto.
Il Parma non si salverà. E l’anno prossimo probabilmente sarà tra i dilettanti. Dire il contrario ad oggi vorrebbe dire fantasticare, ma a San Siro oggi è stata scritta una delle pagine più belle di questo campionato. E della storia recente del calcio. In un libro che ormai è diventato un libretto nero, pieno di debiti e non solo. In una squadra che non ha più nemmeno l’acqua calda per la propria squadra Primavera. Quella stessa squadra oggi ha pareggiato a San Siro contro l’Inter. Ma continua ad essere fallita, almeno per i tribunali.
Oltre questo c’è il bello del calcio. E il calcio è bello davvero. Lo è perché in un sabato pre-pasquale il Parma riesce a pareggiare a San Siro contro l’Inter degli investimenti fatti a Gennaio. Mentre l’Inter comprava, il Parma era costretto a cedere o a regalare. Da Cassano a tutti gli altri. Quelli che sanno bene che il calcio è una professione. Ma dimenticano troppo spesso che il calcio è di più: è una storia bellissima. E oggi avranno stipendi sicuri altrove, e non avranno il “disonore” di giocare gratis perché i soldi sono finiti. Ma vuoi mettere la felicità di quegli undici ragazzi e di Donadoni stasera per aver pareggiato a San Siro? Il resto conta poco. Anzi, zero. Come gli Euro.