Cuore granata. Quando il Toro vede il Genoa all’Olimpico riscopre il proprio proverbiale attaccamento alla maglia, e la voglia di non mollare mai. Quel cuore granata che ha acceso le sfide con il Grifone dal 2009. Era il 25 Maggio ed il Torino doveva vincere per provare a raggiungere la salvezza. Ma andò diversamente: il Genoa credeva ancora nella possibilità di accedere all’Europa dalla porta principale e vinse 3-2 a Torino, creando accenni di rissa in campo e tra gli spalti. Dovuti anche all’esagitazione dell’esultanza rossoblù. Si ruppe così un gemellaggio.

E il destino ha voluto che fosse il cuore granata a punire il Genoa. L’anno scorso Cerci e Immobile ribaltarono tutto nei minuti di recupero, con una forza di volontà impareggiabile. E con due reti straordinarie soprattutto. Il Toro giocava a memoria, e lottò fino alla fine per un posto Uefa ottenuto poi in Estate in tribunale. Ma è sicuramente una delle parentesi più felici della storia recente della squadra granata. Spinta oltre l’ostacolo da un cuore immenso.

Ed è andata così anche oggi. Ancora Genoa all’Olimpico e ancora cuore granata. Non ci sono più Cerci e Immobile, e il Toro naviga in acque meno floride. In Europa le cose vanno meglio, ma in campionato no. E il Genoa passa in vantaggio. Perché la squadra di Gasperini è in forma, e gioca un bel calcio. E per il Toro sembra mettersi male. Finchè non sale in cattedra Kamil Glik. Il cuore granata, appunto. Quello che realizza 4 gol in 14 partite giocando da difensore centrale. E con la fascia al braccio. Il simbolo di questa squadra, che non impressiona ma porta a casa tre punti. Con il cuore granata. E con Kamil Glik, per scoprire che magari le due cose coincidono.