Il Milan è irriconoscibile. I fischi di San Siro di questo pomeriggio testimoniano l’indignazione e l’incredulità di quei tifosi che hanno visto l’Empoli, lo diciamo con il massimo rispetto per l’ottimo collettivo messo su da mister Sarri, mettere sotto e comandare le sorti della partita contro quella che un tempo era la squadra più vincente e spettacolare del panorama calcistico internazionale. Senza voler giocare ulteriormente su un passato fatto di nomi inarrivabili e storie straordinarie, probabilmente irripetibili, non possiamo che concederci il senso pratico di un’analisi fondata sulla scarsezza dei mezzi di cui oggi dispone questa squadra. E appare inutile sottolineare quanto guadagnino bene i giocatori del Milan rispetto a quelli dell’Empoli, perché se Valdifiori riesce a completare una trentina di passaggi in più rispetto a De Jong e Sarri dispone di quattordici, quindici uomini fidati in grado di giocare con continuità l’intero campionato mentre Inzaghi di trenta ragazzi che lo costringono a cambiare formazione ogni settimana, il discorso non può che essere riportato alla immensa sopravvalutazione della rosa rossonera e alla pessima gestione di tutto l’ambiente intorno ad essa da parte della società.
Insomma, sia chiaro che un allenatore alle prime armi, messo lì da chi ben sapeva della sua mancanza di esperienza, non può assumersi le responsabilità di una simile disfatta. L’improvvisazione di Inzaghi è figlia dell’improvvisazione del club, che per l’ennesima volta viene messo alle corde da una provinciale, che non è più in grado di produrre gioco e va incontro ad un’altra stagione disastrosa e fallimentare, senza Europa e senza prospettive. L’immagine di un Empoli aggressivo, spavaldo, voglioso di fare la partita e vincerla è la peggiore possibile per i tifosi del Diavolo e va al di là degli stessi uomini in campo, ma piuttosto si riconosce nell’assenza dello spirito di squadra, nella mancanza di cattiveria sportiva e della voglia di vincere. I pochi spettatori presenti oggi allo stadio e quelli più attenti di fronte alla tv hanno quindi colto l’essenza della crisi del Milan di questa stagione e, più in generale, degli ultimi anni: l’assenza della società, la sua sistematica mancanza di progettualità e di investimenti, il continuare a tirare avanti a scadenze brevissime, con allenatori compiacenti e giocatori a fine carriera o quasi. Inzaghi da solo può fare davvero poco, non è lui il problema né la soluzione.