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Questo è Arturo Vidal. Altro che Sparta, spartani, Leonida, persiani e così via. L’urlo di Arturo Vidal risuona forte nella notte europea dello Juventus Stadium, che consegna alla squadra di Allegri un risultato che tra otto giorni potrebbe essere utilissimo. Ma questa notte europea, giocata contro una squadra che sulla carta sembrava un avversario abbordabile ma poi si è rivelata una squadra molto più ostica del Borussia Dortmund che tanto aveva fatto paura agli ottavi, consegna alla Juventus Arturo Vidal. L’indicazione più importante, forse, è questa. Per 90 minuti il cileno sembra quello che negli ultimi 3 anni aveva conquistato il tifo bianconero e la critica mondiale, tanto da venire cercato da mezza Europa. Ha la stessa gamba, lo stesso fiato, la stessa grinta. E segna.

Eppure la partita di Vidal sul finire del primo tempo sembrava segnata da un gol sbagliato che ha sulla coscienza: in area di rigore controlla e tutto solo contro il portiere avversario spara altissimo. Sembravano tornare sulla scena quei fantasmi che disturbano Vidal da quando si è operato nel Maggio scorso. E probabilmente da allora è la migliore prestazione di Vidal. Che ha tutto il tempo per rifarsi. Quando c’è il calcio di rigore fischiato per il contatto Carvalho-Morata, lui va a prendersi il pallone. A qualcuno viene in mente quel rigore sbagliato all’ultimo minuto in Champions contro l’Olympiakos. A lui no. Sta già pensando a questo. Dimentica tutto il resto: l’annata negativa, gli errori passati, la condizione fisica non eccelsa. E realizza. Poi c’è l’urlo, che ricorda, come scritto in apertura, quello di Leonida nel film “300”. Tira fuori tutto un periodo che non era stato magico.

Da lì la partita di Vidal diventa uno spettacolo nello spettacolo. Corre come un forsennato. Sembra non avere ritmi, è su tutti i palloni. In tre occasioni recupera palla sul vertice destro dell’area di rigore e riparte, con tanto campo davanti a sé. Allo stesso tempo continua ad inserirsi, a rendersi pericoloso. Quando entra Barzagli per Pirlo si passa al 3-5-2: il suo habitat naturale. E il finale è ancora più convincente. Sembra davvero quell’Arturo Vidal che non vedevamo da praticamente un anno, e che fece innamorare quello Stadium. Che oggi grida con lui e per lui. Perché se nel frattempo ve lo foste dimenticati: questo è Arturo Vidal.