Forse per la prima volta da quando Inter e Milan hanno dato vita alla loro storia di incroci e confronti, domenica sera è stato più divertente vivere il derby della Madùnina su Twitter o Facebook piuttosto che sul rettangolo verde. Il risultato finale è stato uno 0-0, risultato a occhiali, possibilmente scuri come quelli indossati da qualche tifoso che ha approfittato di una sfida soporifera quanto mediocre per concedersi un sonnellino in tribuna. Mentre nerazzurri e rossoneri offrivano sul campo il degno ritratto delle loro classifiche, non andando oltre uno scontro tra la nona e la decima forza di un campionato al ribasso come la serie A 2014/2015, ricca di buoni giocatori e povera di eccellenze, sul web l’ironia offriva l’altro volto della stracittadina milanese: “Chi è questo?”, “Svegliatemi quando succede qualcosa”, o ancora “Cosa abbiamo fatto per meritare questo” erano alcuni dei non teneri commenti rilasciati da tifosi provati da un’annata deludentemente bi-partisan.

Il derby non avrebbe salvato la stagione di nessuno, questo è vero, con 30 e passa punti di distanza dalla vetta per entrambe: però una vittoria a “San Siro” avrebbe assicurato perlomeno un lunedì di gloria al traballante Pippo Inzaghi o al perseverante Roberto Mancini, avrebbe permesso di dimenticare che quest’anno a San Siro hanno maramaldeggiato Cagliari, Sassuolo e Atalanta, hanno pareggiato con onore Parma e Cesena, sono passate con disarmante facilità Juventus e Wolfsburg. Invece no: come già avvenuto in tanti altri post-partita, i tifosi milanesi ingollano le scusanti di Mancini e i “vorrei ma non posso” di Inzaghi, vedono le star di gennaio in panca (Santon, Paletta, Shaqiri, Destro, Podolski, Cerci, tanto per dirne alcuni), non trovano punte laddove regnavano Van Basten e Shevchenko (il Milan) e non trovano carattere a centrocampo, dove hanno dominato negli anni Cambiasso e Stankovic (l’Inter). Ci ha provato Mexes a dare “pepe” alla sfida con un’autorete kafkiana, vanificata per fortuna dello stopper rossonero dall’attento quintetto arbitrale, beffato da Banti su una mano malandrina di Antonelli. Ma a Milano, ieri come oggi, c’era anche poca voglia di recriminare.

Milan l’è un gran Milan: magari nel Salone del Mobile, per la Design Week, per l’incombente Expo. Non in campo, non oggi, dove più che pregiata mobilia le due squadre ricordano le rincorse sul tempo dei cantieri per l’esposizione internazionale: se a fine partita chi ha strappato applausi ha 18 anni e fino all’altroieri calcistico era un perfetto sconosciuto (Gnoukouri), oltre alla soddisfazione per un talento che calca la “Scala del calcio”, resta la consapevolezza di un’altra annata al ralenty, vittima di una rivoluzione gentile più per gli altri che per sé stessi. Il silenzio misto a fischi a fine partita non è stato solo quello di un pubblico da grandi occasioni-74mila presenti con coreografie da brivido in avvio-ma di tutto il calcio italiano. Inter e Milan, il nostro calcio ha bisogno di voi, non delle vostre controfigure. Questo derbino non vogliamo più vederlo.
(Twitter: @GuerraLuca88)