Antonio Conte nuovo Ct della nazionale italiana (Ansa)

Certi allenatori nascono per riparare le situazioni più ardue. Accettano sfide esigenti, colme di pressioni e costantemente in salita. Ma poi vincono e la soddisfazione è doppia. È la storia di Antonio Conte, facilmente identificabile nella categoria, e da sempre amante delle difficoltà.

Sin da Arezzo, la sua prima avventura su una panchina di Serie B dopo l’esperienza da vice di De Canio al Siena. Conte ha tante idee e un’ideologia tattica che necessita di tempo per essere assimilata. Tant’è che i granata, già costretti a raccogliere un pesante handicap di sei punti di penalizzazione, non trovano vittorie nelle prime nove e lo stesso leccese viene allontanato dalla panchina. Nel mezzo le cose non vanno bene e per le ultime dieci sfide Conte viene richiamato in sella. Questa volta il suo calcio è più dinamico e propositivo, la musica cambia e l’Arezzo sfiora il miracolo con ventiquattro punti nelle ultime dieci partite. Ciò non basta al raggiungimento della salvezza, complice una vittoria dello Spezia sul campo della Juventus che impedisce alla squadra del neo c.t della Nazionale di raggiungere l’obiettivo prefissato, conquistato ai punti ma annullato dalla pesante penalizzazione che ha deciso il torneo.

Poi Bari . Un’altra situazione critica. La piazza affamata di calcio e delle gesta di Cassano è fuori dai riflettori della A da troppo tempo. Ha appena perso in casa un derby contro gli odiati leccesi per 0-4 e le zone calde della classifica risucchiano i biancorossi. Proprio Conte, nato in terra “nemica”, prende il comando, direttamente selezionato dal direttore sportivo Giorgio Perinetti. E se la sua squadra fatica a decollare il primo mese, presto spicca il volo e grazie ad una mole di gioco straordinaria incanta il pubblico e raggiunge la permanenza in B. L’anno successivo farà ancora meglio. Lo vincerà addirittura in anticipo quel campionato, nato sotto aspettative mediocri e impennato grazie ai risultati, un super Barreto ed una campagna acquisti invernale superlativa.

Il rinnovo si concretizza, ma dopo appena venti giorni il suo contratto viene rescisso per divergenze sul mercato con la proprietà. La parentesi con l’Atalanta è da dimenticare e Conte si tuffa nuovamente in un mondo reduce da altre delusioni. È il Siena la sua nuova panchina. Di nuovo in B, dopo un brutto assaggio di A. C’è una retrocessione da digerire, ma il lavoro del tecnico è certosino. Impeccabile. E anche al Franchi ottiene una memorabile promozione. Questa volta da secondo.

Poi la Juventus. Altro disastro in corso. Le varie gestioni succedute negli anni post-promozione hanno portato bilanci negativi e risultati pessimi. L’obiettivo è ripartire da Conte, alla sua seconda esperienza nella massima serie e pronto ad introdurre il suo credo calcistico, snaturato all’occorrenza dal 4-2-4 della B all’equilibrato 3-5-2 bianconero, nella squadra che lo ha consacrato da calciatore. E dopo il settimo posto dell’annata precedente, Conte pota i rami secchi, rivoluziona il mondo bianconero e rilancia la Juventus sul tetto d’Italia per tre stagioni consecutive, pur non proseguendo la cavalcata nell’ostico territorio europeo.

Adesso l’Italia. Un altro malato grave raccolto da Conte e pronto ad esser curato. L’eliminazione precoce dai Mondiali non è stata ancora dimenticata e al classe ’69 toccherà armarsi di pazienza, cimentarsi in un mondo nuovo e dimostrare ancora a tutti le straordinarie capacità e conoscenze che lo hanno portato sulla panchina azzurra.
È arrivato Antonio Conte. Il medico delle panchine capace di curare ogni tipo di paziente.