Costanti. Nella vita, nelle migliori ipotesi, se ne hanno 3-4: sai che sono lì qualunque cosa accada. Possono essere persone, luoghi, valori. Ci sono anche situazioni peggiori, come per chi è in perenne ricerca di una costante, un porto sicuro dove approdare se il mare è in burrasca. Ma questa è un’altra storia, qui parliamo di calcio: e allora le costanti possono essere i giocatori per una squadra. Per carità, oggi sempre meno; e però ancora qualcuno c’è.

La Juventus è appena uscita da quel periodo di assestamento seguito all’addio della costante più importante: sono passati due anni e mezzo da quando Alessandro Del Piero salutava la sua gente in un pomeriggio di maggio. E idealmente quel pomeriggio si conclude oggi: nessun paragone, ma una linea di continuità. Buffon e Chiellini rinnovano rispettivamente fino al 2017 e al fino al 2018. Quattordicesima stagione per il primo, decima per il secondo. Se non è un rinnovo a vita, poco ci manca. Lo stesso Buffon ha ammesso che potrebbe trattarsi dell’ultimo contratto.

Due rinnovi che sanciscono e ufficializzano la nascita di due nuove costanti, due bandiere. Non che non lo fossero già, soprattutto il capitano. Ma è lo stesso Agnelli a investire i due di questo ruolo e Chiellini sottoscrive: Credo che per me e Gigi la cosa più bella sarà, quando smetteremo, che i nostri nomi saranno associati alla Juventus”. Due esempi da seguire nel nome della juventinità, neologismo tutt’altro che nuovo che incarna lo spirito tipicamente bianconero del lottare fino all’ultimo secondo con l’unico obiettivo: la vittoria.
Esempi per i giovani e i nuovi arrivati, Andrea Agnelli dixit. Pogba, Coman, Pereyra, Morata.

Sì, perché la Juve è un mix di solide e “vecchie” certezze e nuovi talenti potenzialmente futuri campioni. Da un lato Buffon e Chiellini sono affiancati da Marchisio, Pirlo, Barzagli, Bonucci, Lichsteiner (rinnovo in arrivo anche per lui); e poi c’è questa pozione esplosiva di talento: e se Pogba è già una garanzia seppur con gli enormi margini di crescita che ha, Pereyra, Morata, Coman sono il futuro di questa Juve che attende di riportare alla base anche qualche italiano (Rugani quasi certamente, poi uno tra Gabbiadini, Berardi e Zaza). Aggiungete il talento di Tevez e Vidal, la voglia di Llorente e la duttilità dei vari Caceres, Asamoah. Il risultato per Andrea Agnelli è: “Per me la Juve oggi vale le prime 8 d’Europa. E questo è frutto della programmazione. Ma se mi chiedete quando arriverà il momento in cui la Juve potrà finalmente vincere la Champions, io vi dico oggi! Non vorrei aspettare. Ciò non toglie che ci sono altri fattori che concorrono e molti di questi sono imponderabili. Prendete il Real. Per loro la Decima non era un sogno ma un obiettivo dichiarato. E l’hanno vinta dopo 10 anni. Quindi, mettiamoci a lavoro”.

Storie di sogni, di costanti, di sudore, di obiettivi, di DNA, di lavoro.
Storie di Juve. Perché il futuro è oggi.