Via la camicia bianca con cui si era presentato alle visite mediche questa mattina, Morata arriva in sala stampa con una polo arancione. Ha la faccia pulita, da bravo ragazzo, e fa una buona impressione. Proveniente dal Real Madrid, sorride quando gli viene fatto notare che è uno dei pochi nella Juventus ad aver vinto la Champions. Appare riflessivo, e non vuole correre, non fuori dal campo almeno. Dice che bisogna guardare passo dopo passo ma che sarebbe bello rivivere quelle emozioni. E sono tutti d’accordo.

Risponde con sincerità sul numero, voleva il 9 e ha chiesto se qualcuno avesse qualcosa in contrario. Gli è stato assegnato. Quando gli chiedono se vorrebbe affrontare qualche squadra in particolare nella prossima Champions dimostra il lato umano del 22enne che vive lontano da casa: “Qualunque spagnola, così la mia famiglia può venire a vedermi”. Sembra sempre sincero, e per niente costruito. 6 anni di Real Madrid non hanno intaccato lo spirito di un ragazzo di 20 anni felice di poter fare quello che ama. Anti-divo, nessun tatuaggio, nè accessori appariscenti, come cappelli o orecchini. Morata sembra avere già la testa al lavoro, e alla Juve, che dice di aver sempre sognato, forse con un pizzico di banalità che comunque non guasta.

Marotta rassicura i tifosi, deve fare da pompiere dopo le contestazioni recenti. Assicura che la Juve ha i mezzi per trattenere Morata, nonostante il diritto a ricomprarlo del Real. Garantisce nuovi acquisti a breve, già per la settimana prossima e dichiara che non ci saranno rivoluzioni. Forse, però, è la parte meno interessante della conferenza.